Economia

Gruppo Medtronic, «stato di agitazione» in tutti i siti italiani

Giovedì l’incontro al Mise con i vertici della multinazionale e le forze sindacali
Prosegue la protesta dei lavoratori di Medtronic - © www.giornaledibrescia.it
Prosegue la protesta dei lavoratori di Medtronic - © www.giornaledibrescia.it
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Nelle stanze del ministero dello Sviluppo economico si sono dati appuntamento per giovedì il vicepremier Luigi Di Maio, i rappresentanti sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, e i vertici della multinazionale americana Medtronic. L’incontro è stato convocato dallo stesso Di Maio (che nei giorni scorsi è stato personalmente in visita ai lavoratori) per trovare una soluzione alla vertenza scoppiata a inizio giugno quando il colosso Usa ha annunciata la prossima chiusura dei suoi stabilimenti attivi nel Bresciano (a Roncadelle e Torbole) dove sono attualmente impiegati oltre 300 lavoratori.

Ieri, le segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltechanno peraltro ribadito la loro posizione, criticando pesantemente la scelta di Medtronic e «facendo propria la lettera di solidarietà inviata dalle rsu delle aziende del gruppo (Mallickrodt Dar, Bellco, Rolo Logistic Park e Ngc Medical)» hanno proclamato uno «stato di agitazione» per tutti i siti italiani del gruppo, «a cui seguirà - annunciano le tre sigle sindacali - uno sciopero da definire nelle assemblee con i lavoratori da realizzarsi successivamente all’incontro previsto con l’azienda per il 12 luglio presso il Mise».

Nel frattempo, il senatore di Liberi e Uguali Francesco Laforgia ha presentato una interrogazione al Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche Sociali per sapere se, nell'ambito di un tavolo istituzionale con l’azienda e le rappresentanze sindacali, intenda adoperarsi in tutti i modi per trovare soluzioni urgenti al mantenimento dei siti produttivi nel Bresciano, contrastando il processo di delocalizzazione all’estero.

«Non è accettabile che multinazionali straniere acquisiscano aziende capaci di produrre profitti importanti, rilevandone brevetti - scrive Laforgia nell’interrogazione - e utilizzino gli ammortizzatori sociali disponibili, per poi delocalizzare all’estero le attività produttive determinando un impatto sociale fortemente negativo nel territorio nazionale».

 

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