Frutti di nicchia, anche Brescia punta alla coltivazione dei kaki

Alzi la mano chi nel suo giardino non ha, o ha avuto, una pianta di kaki. Un frutto antico, di nicchia, ma di crescente interesse. Infatti è una coltura piuttosto diffusa nella nostra provincia e che sta conoscendo un periodo florido di riscoperta e di rinnovato apprezzamento da parte dei consumatori essendo un frutto dolce, ricco di vitamine e sali minerali. Forse è il frutto autunnale per eccellenza.
Le nuove varietà, che lo rendono sempre più simile per consistenza ad una mela, lo stanno facendo riscoprire anche ai più giovani come gustosa alternativa.
I numeri
Basta pensare che nell'Unione Europea il kaki (plurale e singolare coincidono) è oggi coltivato su una superficie di oltre 20 mila ettari. In Italia ci sono ben 2.500 ettari e i produttori continuano a mantenere viva questa coltivazione rinnovando ogni anno gli impianti. Coltivazioni storiche che sono presenti nel nostro Paese e nella nostra provincia addirittura dai primi del 900. Nel mondo oggi esistono un milione di ettari occupati da kaki per una produzione totale annua di quasi 5 milioni di tonnellate. La parte da leone lo fa la Cina con oltre il 90 per cento della produzione mondiale.
A Brescia
Nella nostra provincia l'azienda maggiormente specializzata nella produzione di kaki è quella di Stefano Rocco in via Campane, di fronte al cimitero di San Bartolomeo (coltivano anche dei terreni a Collebeato) dove vengono messi a dimora solo frutti di origine giapponese della varietà della kaki tipo. A volte si dice che «il kaki lega», questo avviene solo quando il frutto non viene impollinato da un'altra varietà impollinatrice e così non sviluppa i semi, la polpa resta chiara e i tanti tannini danno la sensazione di allappamento. Ma se viene impollinato il frutto non lega più e la polpa diventa di colore più intenso con un gusto molto dolce e privo di tannini.
Viene quindi raccolto dalle piante a maturazione di raccolta ovvero quando ha assunto un bel colore arancione. «Per evitare che il kaki lega noi lo mettiamo a contatto con delle mele, che appositamente coltiviamo, e che asportano i tannini e danno dolcezza al frutto - spiega Stefano Rocco socio di Coldiretti - così da avere un prodotto maturo, profumato e pronto per la vendita. Noi forniamo la grande distribuzione, fruttivendoli dell'ortomercato e abbiamo un punto vendita aziendale. Il prezzo varia molto in base alla categoria e alla pezzatura: al dettaglio si va da circa 1.50 euro a circa 3.50 euro al chilo. Lavorando attraverso il processo naturale dell'ammazzimento del kaki con le nostre mele, non abbiamo particolari problemi a collocare il nostro prodotto perché il mercato ci riconosce la qualità del nostro lavoro».
Certo i dati produttivi nella nostra provincia sono scarsi e frammentari, ma di sicuro il kaki fa parte della storia agricola e quindi culinaria di Brescia. Basta pensare che con i kaki si faceva la grappa, si possono fare marmellate con la tipologia del kaki vaniglia.
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