Foti: «Il Green Deal va smantellato se vogliamo tutelare posti di lavoro»

Il Green Deal europeo da smantellare, l’impossibilità di recuperare il mercato perso per l’automotive, il Piano Mattei per procurare al nostro Paese risorse agricole in Africa, e la scarsità di risorse del progetto Industria 5.0, quello da cui le imprese stavano attingendo risorse per migliorare la loro dotazione tecnologica.
Gli argomenti più attuali e strategici del panorama nazionale e internazionale sono stati al centro dell’incontro di ieri mattina nel quartier generale cittadino della Ori Martin.
Per farlo gli organizzatori di Orizzonti Europei hanno invitato in via Canovetti ospiti illustri del mondo politico e di quello economico, tra cui il ministro degli Affari esteri Tommaso Foti; il presidente di Confindustria Lombardia Giuseppe Pasini; il presidente di Coldiretti Ettore Prandini; l’europarlamentare e il deputato della commissione Affari Esteri, Carlo Fidanza; il deputato Giangiacomo Calovini; ed il padrone di casa Roberto De Miranda, membro del Consiglio direttivo di Federacciai.
Gli interventi
A far capire che i toni non sarebbero stati quelli blandi di un incontro senza carattere ci ha pensato subito il ministro Foti, affermando che «Il Green Deal – il piano Ue che prevede per le produzioni europee la riduzione delle emissioni gassose del 100% entro il 2050 – va smantellato se si vuol pensare che la nostra industria (all’Europa è addebitato il 6% delle emissioni mondiali) possa continuare a competere su mercati internazionali ultra competitivi, primi tra tutti quelli cinesi, indiano e russo (ma non andrebbero dimenticati gli Stati Uniti), che di ridurre le emissioni della loro industria non ci pensano nemmeno».
Dopo di lui, incalzato dal moderatore Claudio Antonelli (vicedirettore del Gruppo 24 ore), è toccato al presidente di Confindustria Lombardia Pasini, sicuro nel dire che «La nostra automotive, italiana e continentale, non riuscirà più a recuperare le fette di mercato perse negli ultimi anni», e che quindi «dobbiamo abituarci già da oggi all’idea di vedere le nostre strade invase da auto cinesi».
Pasini ha fatto un passaggio anche sulla conversione dell’automotive in armamenti, definendola «assurda», e sul recente stop ai finanziamenti del bando Industria 5.0, chiedendo conto al ministro Foti sull’esaurimento di fondi giudicati «insufficienti». Il ministro ha risposto a stretto giro che «La quota di 2,5 miliardi dal Pnrr è stata scelta prudenzialmente (si sarebbe potuti arrivare a 6,3) perché le regole Ue prevedono che in caso di mancato esaurimento pieno delle risorse i Paesi debbano pagare delle penali, e per il nostro sarebbero state di 1,5 miliardi».
Agricoltura
Nel dibattito non è mancata l’agricoltura, per cui «L’Italia sta investendo in Africa quasi 2 miliardi di euro attraverso il Piano Mattei, un lavoro di ampio respiro con cui il nostro settore primario gestirà 450.000 ettari di terra, portando attrezzatura e tecnologie, e ricavandone sia materie prime fondamentali per un buon posizionamento futuro nella filiera mondiale alimentare, sia un contenimento dei flussi migratori per la garanzia agli africani coinvolti di migliori prospettive di vita».
Una richiesta al ministro Foti è arrivata anche da Roberto De Miranda: «Sul suo tavolo c’è la pratica dell’Energy release, se ne ricordi perché alla nostra industria l’energia a prezzi calmierati serve, e già per i bilanci del 2025».
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