Economia

Fonderie, secondo trimestre dell’anno contrassegnato dai segni «meno»

Ricavi e ordini al ribasso Fabio Zanardi (Assofond): «Un rallentamento atteso da tutti gli imprenditori»
A frenare la discesa il settore siderurgico, capace di performance in controtendenza © www.giornaledibrescia.it
A frenare la discesa il settore siderurgico, capace di performance in controtendenza © www.giornaledibrescia.it
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Il secondo trimestre 2023 delle fonderie è costellato da segni meno, trascinato al ribasso dalla diminuzione di ordini e commesse. I dati del periodo aprile-giugno, evidenziati dall’ultima indagine congiunturale del Centro studi di Assofond, dicono che la produzione (in tonnellate) è calata del 2,7% rispetto al primo trimestre e del 3,8% rispetto al secondo trimestre del 2022. Dinamiche simili per i fatturati, con un calo congiunturale del -3,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nel confronto con lo stesso trimestre dell’anno scorso.

A frenare la discesa questa volta è stato il settore siderurgico, capace di performance in controtendenza. Le fonderie dell’acciaio hanno avuto una produzione stabile nel confronto congiunturale, a +0,4%, e una produzione in forte ripresa nel confronto tendenziale, arrivata fino a 15,7 punti percentuali di vantaggio sul secondo trimestre 2022. Al capitolo fatturati l’acciaio made in Italy è stato inferiore dell’1,2% sul periodo gennaio-marzo ma ha segnato una robusta risalita sul secondo trimestre dell’anno scorso, fermandosi a +25,1%.

Sotto la lente

Nella dinamica diffusa della produzione il segno «meno» accomuna comunque i due raggruppamenti dei metalli ferrosi (ghisa e acciaio) e dei non ferrosi (alluminio, zinco, rame e altre leghe). Complessivamente i ferrosi sono indietreggiati del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% rispetto allo stesso periodo 2022, mentre i non ferrosi del 4,2% (congiunturale) e dell'8% (tendenziale). Tra i fatturati la performance meno positiva è stata quella delle fonderie di metalli non ferrosi (-6,1% congiunturale e -15% tendenziale), mentre i ferrosi hanno contenuto i danni facendo -2,9% congiunturale e +2,8% tendenziale.

Le prospettive

Lontane dall’essere rosee anche le aspettative sui prossimi sei mesi degli imprenditori intervistati da Assofond. In questo caso l’indice Six, che sintetizza le risposte sulle prospettive, si è compresso a 43,3 punti, ormai chiaramente inferiore ai 50 punti che rappresentano la soglia di passaggio fra sentimento positivo e negativo.

La maggioranza delle fonderie non crede più in un quadro stazionario (33,3%) ma lo prevede in lieve peggioramento (36,7%). Dall’analisi però emerge che ben l’85% delle fonderie ha cercato nuovo personale nei primi sei mesi del 2023, concentrandosi maggiormente su operai specializzati (34,4% dei casi) e operai non specializzati (28,9%). Come ricordato dal presidente di Assofond, Fabio Zanardi, «il rallentamento era atteso, visti i segnali al ribasso dell’economia mondiale e di tutti i principali settori clienti. Gli imprenditori rimarcano una contrazione degli ordini già da qualche settimana, attribuibile in parte anche a dinamiche di smaltimento delle scorte lungo la filiera, ma che oggi appaiono come un segnale più profondo di crisi nei settori a valle delle fonderie. Le prospettive? Non possono che essere incerte anche per i prossimi mesi, visto il rallentamento di tutte le principali economie, tra cui la Germania, il maggior sbocco per le fonderie italiane. Però resto moderatamente ottimista. Per il futuro infatti le fonderie saranno un anello fondamentale e ineludibile nel percorso di transizione ecologica, e in Italia abbiamo già dimostrato di saper fare fusioni di qualità. Saremo decisivi per decarbonizzare molti settori industriali come l’automotive e i mezzi di trasporto in genere, ma anche la produzione di energia e le macchine industriali e agricole».

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