Economia

Florovivaisti bresciani, maggio nero: crollate le vendite di fiori

Dester e Forbici: «Stagione iniziata bene, ma le piogge hanno compromesso il lavoro di orti e giardini»
Una variopinta coltivazione di fiori - © www.giornaledibrescia.it
Una variopinta coltivazione di fiori - © www.giornaledibrescia.it
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I fiori e le piante abbattono fino al 20% di Co2 e polveri sottili presenti nelle case, nelle scuole e negli ospedali, contrastando gli effetti del cambiamento climatico e salvaguardando la salute dei cittadini anche all'interno degli edifici. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibe-Cnr) in collaborazione con Coldiretti, Affi (Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani) e AssoFloro.

Non solo, la sperimentazione ha dimostrato che l'introduzione di alcune specifiche varietà di piante da interno come la sanseveria, la chamadorea, la yucca, il ficus e la schefflera fa crollare di 1/5 le concentrazioni di Co2, componente che causa il mal di testa. Ecco spiegata l’importanza che può avere, in futuro, il settore florovivaistico che sta però vivendo un momento complicato.

Il settore a Brescia

Dopo un inverno difficile, per le bollette di luce e gas alle stelle, il florovivaismo bresciano ha vissuto una primavera in chiaro-scuro. Colpa delle piogge di maggio, certamente utili per l'ecosistema ma penalizzanti per il mercato, che dopo un marzo e aprile di buona ripartenza si è stoppato per almeno 25 giorni, tra giornate quasi sempre grigie e il ritorno a temperature da fine inverno che hanno indotto i pollici verdi nostrani a tirare il freno e fatto segnare percentuali in calo tra -20% e -30% rispetto a un anno fa.

A contrassegnare la stagione ancora in corso anche una nuova tendenza in fatto di vendite di fiori, con la drastica riduzione del mercato dei gerani, bisognosi di acqua e poco a loro agio con forti calure, a favore delle dipladenie, più resistenti al clima molto caldo e siccitoso. «Avevamo già previsto produzioni e affari in moderata contrazione rispetto al 2022 - spiega il presidente dei florovivaisti bresciani, Fausto Dester - anche per il problema della carenza di acqua. E in questo senso pare si stiano orientando le persone, che oltre ai gerani hanno ridotto gli acquisti di impatiens Nuova Guinea, piante da fiore che necessitano di molta acqua».

«La stagione? Bene sia a marzo che ad aprile – gli fa eco Nada Forbici, imprenditrice gardesana presidente del sodalizio nazionale Assofloro -. Poi è crollata di colpo in maggio, per via del brutto tempo, che ha penalizzato anche garden e piante da orto, prodotti che crescono rapidamente e se non si vendono poi finiscono al macero. Non è comunque da escludere - conclude la presidente Forbici - che il ritorno del sole possa far recuperare qualcosa». 

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