Ferriera Valsabbia compie 70 anni

Camillo Facchini
La storica azienda fondata da Giovanni Battista Brunori è nata e cresciuta a Odolo
Un impianto di Ferriera Valsabbia - © www.giornaledibrescia.it
Un impianto di Ferriera Valsabbia - © www.giornaledibrescia.it
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Un giro passeggiando nella Ferriera Valsabbia che compie settant’anni è un giro nella storia e nell'attualità.

Oltre il muro si immagina l’economia dei magli da cui – grazie all’acqua della Vrenda – Odolo è cresciuta. Di quell’economia artigianale non c’è più niente: di qua dal muro che aggrega 115 mila metri di area industriale, il maèster si chiama manager, il giàa (alt!) – comando per arrestare il maglio – è da decenni sostituito dai tempi dettati da programmi informatici per guidare la produzione; al posto del canneggiatore il robot e del «pignatì» con la minestra, la mensa.

Quelli che si chiamavano i «pütì de la stanga» (trave d’olmo con cui un giovanetto comandava il «tàia aìva» esterno della fucina per deviare il flusso dell’acqua del maglio) sono oggi tecnici davanti a monitor, tastiere, indicatori per gestire il processo di fusione e colata. Con l’auto si va e si viene dal lavoro senza gli snervanti viaggi d'un tempo a piedi dalle cascine.

La modernità

Chissà cosa direbbe oggi la maestra Pasini – autrice di un bel librino sulla storia del lavoro odolese – se potesse osservare l’automazione spinta del laminatoio, le siviere guidate da moderni fascaldì (quelli che nel maglio scaldavano il ferro) che spillano acciaio, i bilici in attesa del carico nel piazzale attesi dal mercato che per il 50% è in Italia e il resto all’estero, il tondo in fasci, gli elettrodi in grafite infuocata, il forno ad arco elettrico per fondere il rottame a 1700 gradi o la vasca del rottame che settant’anni fa - quando Ferriera Valsabbia nacque - già era inconscia adozione dell’attuale economia circolare recuperando rotaie, fili spinati dismessi, automezzi fuori uso e tutto quello che la guerra aveva lasciato.

Giovanni Battista Brunori in uno scatto del 2014 (dall'archivio) - Foto © www.giornaledibrescia.it
Giovanni Battista Brunori in uno scatto del 2014 (dall'archivio) - Foto © www.giornaledibrescia.it

Il cancello di Ferriera Valsabbia si apre il sette novembre del 1954: la ragione sociale è Laminatoio Valsabbia «fondato – ricorda Ruggero Brunori – da Giovanni Battista Brunori, appena ventitreenne, dopo quattro anni di lavoro in Ilfo con cui la nostra famiglia ha avuto sempre legami stretti».

Un aneddoto

Giovan Battista Brunori era entrato in Ilfo dopo che Alessio Pasini aveva chiesto a Bortolo Brunori, padre di Giovan Battista, di entrare nell’azionariato di quella che già era una società a capitale diffuso: la risposta di Gian Battista Brunori fu «io entro in società a condizione che mio figlio venga a lavorare da te».

Nell’anno del decollo della futura Ferriera, con Giovanni Battista Brunori ci sono Tito Bailo, Dante Oliva, Giovanni e Aristide Cerqui, Emilia Pasini, Dante Comelli e Alessio Pasini. Il Laminatoio Valsabbia (nome originario) dal 1954 al 1960 lavora per Ilfo, di cui distribuiva i prodotti in conto trasformazione: è una fase economica di enorme sviluppo non solo in provincia alla quale seguiranno gli anni del boom in cui il mercato chiedeva ferro, ferro, ferro.

Una fase in cui l’azienda crea una solida cassa che «consente – racconta Ruggero Brunori – di acquistare lingotti da chi li produceva e che verranno laminati e messi sul mercato». Nel 1968 è installato il primo forno elettrico, cui ne segue un secondo nel 1971 che consentirà il ciclo elettro siderurgico completo dal rottame al prodotto finito che oggi è tondo per cemento armato.

Storia

La crisi petrolifera della prima metà degli anni Settanta porta l’azienda guidata oggi da Ruggero Brunori a chiudere Adria in Veneto e Prosider a Sabbio, concentrando tutto su Odolo, dove dal 2004 a oggi sono stati investiti oltre 200 milioni e affiancando a Odolo interessanti partecipazioni: Pontenossa, nella Bergamasca che recupera metalli dai residui di produzione estraendo ossido di zinco e riducendo i conferimenti in discarica; Ecoacciai di Odolo, specializzata nella frantumazione di auto a fine vita recuperando materiali riutilizzabili da acciaierie e fonderie.

Un gruppo, consolidato in Valsabbia Investimenti, in grado di produrre, quando il mercato lo chiede, oltre un milione di ton. di tondo che nel 2023 ha fatturato 480 milioni (fonte Mediobanca) generati – nel tempo - dalla trasformazione del processo, dal digitale per migliorare efficienza, predittività e, conseguentemente, produttività, sostenibilità, lavoro e nuovi mercati. «Cose dell'altro mondo. Auguri» direbbe la maestra Pasini.

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