Dentista e ticket: cosa chiedono i bresciani ai fondi integrativi sanitari

La parte più consistente rientra nel capitolo delle cure odontoiatriche, le più frequenti e le più costose, le più impegnative per una famiglia (ma anche per un singolo lavoratore). E, dunque, tra le più richieste: sul valore totale dei rimborsi richiesti ai fondi sanitari integrativi rappresentano la fetta più grande.
Tuttavia, nel suo complesso, il sostegno richiesto dai lavoratori bresciani ai fondi integrativi sanitari è una «piccola» parte di quanto viene speso privatamente ogni anno per le spese sanitarie: si potrebbe fare di più, anche perché «la stragrande maggioranza dei lavoratori ha un fondo integrativo di riferimento, previsto dal contratto di categoria» spiega Paolo Reboni della segreteria bresciana della Cisl.
Secondo i dati del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, in Italia quasi 15 milioni di lavoratori dipendenti del sistema privato sono iscritti a fondi sanitari integrativi. Di questi, poco meno di 13 milioni sono lavoratori con un contratto nazionale sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, che prevede appunto che l’azienda, singolarmente o con il contributo del lavoratore stesso, versi una quota a questi fondi.
I numeri
Nel 2020 ne sono stati censiti 318, per un totale di 14.715.000 lavoratori iscritti: si tratta di una parte consistente del welfare privato - qui parliamo solo del capitolo sanità -, che integra e arricchisce il sistema pubblico, secondo tre logiche: quella complementare (il fondo rimborsa le spese richieste dal sistema pubblico), quella supplementare (copre prestazioni non garantite), duplicativo (la fruizione è più facile o libera).
In Italia il 79% della spesa sanitaria è a carico dello Stato, mentre il 21% è coperto privatamente: nonostante l’alto numero di adesioni ai fondi sanitari integrativi, tuttavia, l’89% della spesa sanitaria privata è pagata dai lavoratori di tasca propria. In sostanza, nel 2020 i fondi hanno erogato prestazioni per 5 miliardi euro, a fronte di un esborso dei lavoratori di circa 41 miliardi. È evidente che esiste un grande problema di informazione.
Nel Bresciano
Grazie al lavoro della Cisl di Brescia, possiamo vedere come vengono utilizzate le risorse di due fondi sanitari integrativi a cui aderiscono oltre 97mila lavoratori bresciani, circa un quarto del totale dei dipendenti di aziende private attivi nella nostra provincia.
Il primo è Metasalute, il fondo di riferimento per i lavoratori metalmeccanici. Nel 2022 risultavano iscritti 62.900 dipendenti di 1850 aziende, a cui si aggiungono 28.600 famigliari a carico. La fetta più grande di prestazioni riguarda accertamenti e visite mediche (il 34% del totale delle richieste), ma se si prende in esame il valore del rimborso richiesto a far la parte del leono sono le cure dentarie, che assorbono il 47% delle erogazioni totali.
Situazione analoga se prendiamo in esame il fondo San.arti, riferimento per i lavoratori che applicano i contratti artigiani nei settori meccanico, chimico, tessile, moda, acconciature, alimentare, panificazione, pulizia, logistica e comunicazioni. Dei 39.050 lavoratori bresciani che hanno un contratto artigiano, 34.260 appartenenti a 7.405 aziende aderiscono a questo fondo. Anche qui, come per i metalmeccanici, il valore più alto delle prestazioni erogate riguarda le cure odontoiatriche (55%), anche il numero più alto di richieste di rimborso è per i ticket.
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