Dazi e rincari frenano i ricavi, gli artigiani puntano sui giovani

Dazi e instabilità non fiaccano gli artigiani bresciani che nel primo semestre 2025 mantengono stabili fatturato e forza lavoro, mentre investono sui giovani e sulle nuove tecnologie con servizi inediti ed una attenzione sempre più marcata alla sostenibilità. Questo quanto emerge dalla consueta indagine congiunturale realizzata dal Centro studi Lino Poisa dell’Associazione Artigiani su un campione di 1500 imprese associate.
I numeri relativi al periodo gennaio-luglio 2025 evidenziano infatti che l’andamento del fatturato delle imprese artigiane resta stabile per il 56% degli intervistati e in diminuzione nei settori tessile e meccanica, rispettivamente per il 56% e 52%. Solo il 15% dichiara un aumento. Stabile per 75% del campione anche la manodopera occupata, mentre le previsioni di produzione e fatturato per il prossimo semestre ipotizzano una diminuzione per il 25% del campione, stabile per il 60% e in aumento per il 15%: disallineate dalla media solo meccanica e editoria, che attendono rispettivamente un calo per il 55% e il 40% degli intervistati.
L’analisi
Non si arresta intanto l’aumento del costo delle materie prime e dei servizi in tutti i settori analizzati e dichiarato dal 70% delle imprese: in particolare pesa il preoccupante continuo aumento del costo dell’energia, mentre i prezzi di vendita di prodotti e servizi sono stabili per l’78%, in aumento per il 18%.
Permane per il 41% delle associate la difficoltà nel reperire mano d’opera specializzata in particolare nei settori idraulico ed elettrico (per il 70% e 62% degli intervistati). Stabili per l’84% i tempi di pagamento, mentre solo il 7% delle imprese prevede investimenti in macchinari e attrezzature. L’Indice di fiducia è stabile per il 58% e in diminuzione per il 30%, mentre la difficoltà di accesso al credito risulta stabile per il 84%, il dato migliore registrato dal 2016 dal Centro Studi.
Da segnalare, nel quadro complessivo, le profonde trasformazioni che stanno riguardando il sistema dei servizi dell’artigianato, caratterizzato nel suo complesso da una progressiva riduzione dei mestieri tradizionali e dalla crescita di nuove attività, spesso legate ai cambiamenti sociali, tecnologici e culturali. In particolare, secondo i dati di Unioncamere, si registra un aumento significativo nei servizi orientati al benessere e alla tecnologia, mentre si assiste a una diminuzione delle attività artigianali più tradizionali come falegnami e imbianchini.
Il futuro
«Per fortuna che ci sono i giovani che stanno rivoluzionando il nostro modo di lavorare e assecondando le trasformazioni in atto», commenta Enrico Mattinzoli, presidente Artfidi Lombardia e coordinatore del Centro studi Lino Angelo Poisa, che si sofferma sulla «mancanza di maestri» che sta radicalmente modificando la mappa delle professioni artigiane.
«Ne sono un esempio i falegnami, oggi praticamente introvabili, come i muratori, che nei centri più piccoli hanno ormai più di 70 anni» tira corto chiamando in causa, di contro, la crescita di altri settori come quello, nell’ambito edile, delle costruzioni in legno».
Sulla flessibilità e capacità di trasformazione della categoria si sofferma anche la vicepresidente vicaria Elena Calvetti: «Abbiamo davanti un periodo che desta preoccupazione, ma sinora il settore artigiano ha retto, e anche i dazi al momento non hanno ancora fatto sentire scossoni. Certo, ci sono comparti che stanno soffrendo molto, come il tessile e la meccanica, ma non da ora, e in ogni caso anche qui registriamo l’impegno dei nostri artigiani a svecchiare le strutture e ad andare verso una maggiore sostenibilità. Come associazione – conclude – restiamo vicini ai nostri associati per affrontare al meglio questo mondo che cambia così velocemente».
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