Dall'ereditiera della Basf ai politici italiani cercasi proposta seria sulle tasse

C'è una storia che gira e che merita di essere ripresa. Marlene Engelhorn è una giovane donna di 29 anni, austriaca, ed è soprattutto una delle eredi dei fondatori della Basf, colosso chimico da 60 miliardi.
Engelhorn è destinataria di una quota di eredità calcolata in 4,2 miliardi di euro, ma ha già detto che non li vuole perché «è pura fortuna dovuta alla casualità della nascita». In più, secondo lei, «il fatto di essere troppo facoltosi dovrebbe essere impedito, esattamente come vogliamo impedire la povertà» ha spiegato nei mesi scorsi in una intervista alla Sueddeutsche Zeitung ripresa da Repubblica nei giorni scorsi.
Engelhorn non è nuova a uscite inconsuete, diciamo così, su questo fronte. Con altri milionari ha fondato il movimento «Patrioti milionari» che chiede un aumento delle tasse e la immediata tassazione dei patrimoni. Diciamo che Marlene Engelhorn con Phil White, inglese in questo caso, sono il versante europeo di analoghe iniziative che negli Stati Uniti ci sono da qualche anno e che per esempio vedono, fra gli altri, Bill Gates (Microsoft) e qualche altro centinaio di milionari più o meno su queste onde: i super ricchi sono poco tassati e soprattutto è troppo bassa la tassa di successione; troppi soldi agli eredi fanno male e c'è un che di immorale nel lasciare troppi soldi a chi non li ha guadagnati.
Naturalmente sorridevo nel leggere il servizio di Rep e a immaginare cosa sta accadendo a Vienna e a Washington, per poi tornare col pensiero in Italy dove le tasse sono un elemento da campagna elettorale. Non saprei dirvi quanto lo sarà dopo le elezioni (perché alle promesse bisognerà prima far precedere i conti), certamente oggi c'è gran bagarre. Flat tax al 15% (Salvini), meglio al 23% (Berlusconi), fuoco di fila contro l'ipotesi Letta di aumentare la tassa di successione oltre i 5 milioni per dare una sorta di contributo una tantum (10mila euro) ai giovani più poveri (in base all'Isee di famiglia) che fanno i 18 anni per farli entrare nel mondo degli adulti con un minimo di dote finanziaria. Destra scatenata contro Letta che offre l'idea di un partito delle tasse anche se, con questi numeri, diciamo che nessuno andrà sul lastrico dopo aver peraltro ricordato che l'Italia, in materia di successioni, è una sorta di «paradiso fiscale».
Detto questo, trovo però sensate le obiezioni di merito che Tito Boeri e Roberto Perotti fanno alla proposta del Pd: complicata, farraginosa, di difficile controllo in fase di erogazione e poi chi verificherà, eccetera eccetera. Oggettivamente complicata. Una strada per incoraggiare e aiutare i 18enni potrebbe essere piuttosto quella di aumentare le borse di studio oppure fare un vigoroso riordino dei contributi sociali per gli under 35 a vantaggio, per l'appunto, dei più giovani.
Ma, detto della proposta Pd, torno a più sopra e al festival delle «tasse più basse» senza indicare i tagli corrispettivi nei bilanci pubblici. Se si taglia si dica dove. Diversamente siamo allo sfottò. A maggior ragione in un Paese che ha il debito pubblico fra i più alti al mondo.
Sul tema tasse ci si risente fra una settimana.
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