Economia

Dal forno al digitale: i primi cinquant’anni del gruppo Feralpi

L’attività trasferita a Lonato nel 1968 da Carlo Pasini. Oggi una realtà leader in Europa nella siderurgia
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Lungo l’autostrada Milano-Venezia, nei pressi dell’uscita Desenzano, si erge il piccolo bosco, che ogni primavera si trasforma in elegante e variopinto giardino botanico. A nessuno verrebbe da pensare che dietro quella che sembra una grande siepe si celano i giganteschi elettroforni e gli impressionanti cumuli di rottame ferroso della Feralpi, uno tra i più importanti gruppi siderurgici d’Europa.

Concreta sensibilità ambientale, unita alla visione d’impresa tecnologica che ha abbracciato in modo convinto la trasformazione digitale. Sono i paradigmi competitivi del gruppo guidato da Giuseppe Pasini, che sabato a Lonato compie i suoi primi cinquant’anni di vita.

Fu Carlo Pasini, padre di Giuseppe, nel 1968 a trasferire l’azienda da Odolo a Lonato, su un’area da 500mila mq fino ad allora prevalentemente agricola. Intuizione lungimirante, che porta la società in breve tempo a crescere in modo esponenziale: nel 1970 entra in funzione il laminatoio; l’anno seguente il secondo forno; nel 1973 la costruzione dell’acciaieria a Calvisano; nel 1974 il nuovo forno da 30 tonnellate a Lonato e la nuova colata continua per le billette e il primo impianto depurazione fumi. Nel 1983 l’improvvisa scomparsa di Carlo Pasini innesca uno dei momenti più delicati della storia del gruppo. Mamma Camilla Savoldi, madre di 4 figli (Maria Giulia, Giuseppe, Giovanni e Cesare) insieme alle redini della famiglia prende anche quelle dell’azienda. Giuseppe, poco più che ventenne diventa prima consigliere delegato, e poi presidente supportato in azienda dai fratelli Giovanni e Cesare. Del padre coglie passione e solidi valori imprenditoriali, che faranno da guida, successivamente, per la presidenza di Federacciai e Aib.

Se gli anni Ottanta, con la seconda acciaieria di Calvisano possono essere considerati quelli del consolidamento del gruppo, gli anni Novanta sono quelli della coraggiosa espansione all’estero. Pasini intuisce in tempi non sospetti l’importanza strategica dell’ internazionalizzazione. Nel 1992, circa due anni dopo la caduta del Muro, Pasini acquista per la cifra di 6 miliardi di lire (65 i miliardi di lire che vennero investiti negli anni immediatamente successivi nella ristrutturazione) l’importante complesso siderurgico di Riesa nell’ex Germania dell’Est. Una scommessa vinta, su tutti i fronti: il sito di Riesa nel tempo diventa punto di riferimento per l’espansione del gruppo nel Nord Europa: prima con le acquisizioni in Ungheria (a Odz e Budapest) successivamente in Repubblica Ceca (a Kralupy).

Dopo l’internazionalizzazione è il tempo della verticalizzazione: con l’acquisizione della società Defim, quindi Orsogril; nel 2014 il 50% di Caleotto spa (in quota paritetica con Duferco); nel 2015 è la volta di Presider, di Metallurgica Piemontese Lavorazioni e il 50% di Cogeme Steel; infine nel 2016 Feralpi rileva lo stabilimento storico di via Brescia a Nave. I numeri dicono tutto e nulla di questo processo di crescita per certi versi tumultuoso: produzione annua di circa 2 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio, per un fatturato che nel 2017 ha raggiunto il miliardo e 200 milioni. Lo sguardo è rivolto all’Europa; radici (e cuore), radicate profondamente nel nostro territorio.

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