Economia

Dagli hotel parte l’sos: «Manca il 40% del personale»

Mancano cuochi, camerieri, receptionist e addetti alle pulizie. Federalberghi: «Stipendi inadeguati per colpa del cuneo fiscale»
Un cameriere in un locale
Un cameriere in un locale
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Aaa cercansi cuochi, camerieri, receptionist e addetti alle pulizie delle camere. Gli hotel, ormai da tempo, sono a corto di personale: «Lavoriamo con il 40% in meno di organico - lamenta Paolo Rossi, albergatore gardesano nonché presidente di Federalberghi Brescia -. La situazione è talmente critica che alcune strutture la scorsa estate non sono riuscite a riaprire per questo motivo, hanno ridotto i coperti e chiuso interi piani». Il collega Alessandro Fantini, titolare di un hotel in città e vicepresidente vicario del sodalizio, conferma le difficoltà: «Mi serviva una receptionist a tempo indeterminato e mi sono affidato a un portale universitario per trovarla: ho inviato 60 richieste e non ho ottenuto nemmeno una risposta».

Il problema è diffusissimo: riguarda ovviamente anche il settore della ristorazione e non conosce confini geografici. «In montagna - aggiunge Graziano Pennacchio, albergatore camuno nonché vicepresidente di Federalberghi - in inverno si riesce ancora a trovare qualcuno, d’estate è molto complicato». Gli imprenditori, quindi, si interrogano: «Causa Covid molti lavoratori stagionali stranieri sono tornati nei Paesi d’origine - osserva Rossi -, alcuni nostri collaboratori hanno cambiato lavoro alla ricerca di posizioni a tempo indeterminato, poi c’è chi si accontenta di percepire il reddito di cittadinanza. Pensavamo che le scuole alberghiere potessero essere un vivaio al quale attingere, invece dopo il diploma i più scelgono di intraprendere altre strade. È un peccato perché da noi si lavora nel bello, a contatto con tante persone, anche di diverse nazionalità. Gli stimoli ci sono. Certo, bisogna essere disponibili il sabato, la domenica e nei festivi...».

Per avvicinare i giovani e meno giovani al settore gli albergatori sono consapevoli che servirebbero stipendi più alti («Quelli attuali sono inadeguati», commenta Rossi), «il problema, però, è il cuneo fiscale», aggiunge Fantini. Formazione. La scuola, sul tema, non sta a guardare: «Gli adolescenti, durante il percorso scolastico, fanno numerose esperienze professionali - spiega Marco Martinelli, docente del Mantegna -. Poi, quando si diplomano, cambiano spesso mestiere. Perché? È forse il mondo del lavoro a non essere più così attrattivo? Eppure ci sono ristoratori che non vedono l’ora di investire sui ragazzi. La responsabilità va ricercata in una serie di fattori come la pressione fiscale. Gli imprenditori dovrebbero essere messi nelle condizioni di assumere più personale, di offrire stipendi più alti e di proporre turni meno pesanti. Noi, a scuola, facciamo il possibile: al Mantegna, ad esempio, è attivo un nuovo corso serale triennale che consente di ottenere un diploma nell’enogastronomia».

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