Economia

Cosa dice alla città la chiusura di Talent Garden Brescia

Si aprono diversi interrogativi rispetto al contesto in cui è nata l'azienda fondata dai bresciani
L'interno di Talent Garden a Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'interno di Talent Garden a Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Forse è un addio, forse - e sperabilmente - solo un arrivederci. Vedremo. Talent Garden chiuderà a fine anno la sede a Brescia Due, in città. Dal punto di vista, diciamo così, strettamente economico e sociale sarebbe una piccola notizia. Ma la cosa non lo è per l'altro aspetto, più simbolico. 

Nata nel 2011 per intuito di Davide Dattoli e Lorenzo Maternini e con il sostegno iniziale di Gianfausto Ferrari (e anche di questo gruppo editoriale), Talent Garden all'apertura rappresentò una sorta di novità capace di alimentare speranze: un gruppo di giovani si impegnava a realizzare qualcosa per sostenere le idee e il lavoro di altri giovani allestendo un grande spazio di co-working, un posto dove si poteva avere una scrivania per il lavoro e dove ci si potevano scambiare idee, esperienze, speranze anche. Un posto per crescere, per avere il proprio posto al sole in un periodo (ripeto: 2011) che era grigio quasi, e forse più, di quello di oggi: il crac Lehman Brothers, la crisi mondiale della finanza, la stretta al credito, aziende che chiudevano, i cronisti a contabilizzare, a fine settimana, le centinaia di posti di lavoro persi. 

Gli inizi e gli sviluppi

All'orizzonte appariva, titubante e sconosciuta ai più, una cosa che chiamavano tecnologia digitale e, dentro questa grande cornice, le nuove forme del lavoro e le nuove modalità di fare impresa, come si dice oggi, che dovevano inevitabilmente essere flessibili, leggere, a bassi costi, far leva sulla intelligenza e sulle nuove idee più che sul patrimonio. 

Così nacque Talent Garden. Da Brescia, rapidamente, la cosa attecchì. L'idea piaceva molto. Ed era confortante vederla crescere, questa piantina. Milano prima, mezza Italia poi, quindi l'Europa, un centro in California, quella magnifica affermazione al concorso lanciato dal sindaco di New York che chiedeva idee su come far rinascere pezzi di quella città che era stata l'epicentro del disastro. 

E oggi Talent Garden viaggia sui 35 milioni di fatturato con trecento addetti sparsi in oltre venti centri in Europa in uno sviluppo sostenuto da nuovi capitali. Negli anni qualche aggiustamento è intervenuto: dal co-working puro e semplice (affittare spazi e scrivanie) ci si è spostati sulla formazione e sulla formazione tecnologica in particolare che dovrebbe diventare (in parte lo è) l'essenza di Talent Garden. 

Interrogativi aperti

Ma torno a Brescia. Com'è che, nella città che l'ha vista nascere e pure molto amata dai fondatori, com'è che adesso ci si lascia? Faccio la domanda al netto di eventuali e possibili errori «strategici» della stessa Talent Garden e delle difficoltà (penso allo smart working che la pandemia ha assurto a nuovo modello e agli inevitabili contraccolpi che il virus ha avuto su una strategia che vedeva lo stare insieme come uno degli asset) del momento. Diciamo così: Talent Garden avrà fatto i suoi errori, ma la città può interrogarsi su quel che poteva fare per far crescere meglio questa piantina, per farla crescere e per crescere, intendo dire. 

Mah. Vero è che la città è piccola, relativamente piccola per queste strutture che chiedono bacini ampi, da città realmente metropolitane anche se, vien da dire, la provincia non è piccola, affatto. E poi qui c'è, in abbondanza, voglia di fare, di imprese, qui il manifatturiero è centrale eccetera eccetera. Mah. Però la provincia è grande ma ci sono tante piccole capitali, vero è che di capitali siam ricchi ma questi capitali capiscono di cosa stiamo parlando, hanno chiara l'idea che avere persone adeguatamente formate è oggi il vero valore? Mah. Possibile che le esperienze (di forma e natura diverse, intendiamoci), cito un po' random, di Rovereto, di Trento, di Como, delle città emiliane o di Bolzano che a breve inaugura uno spin off del suo hub e lo concentrerà sull'automotive, possibile - lo dico in senso ampio - che queste cose già fatte e sperimentate ma che al centro hanno l'idea di mettere insieme e vicine aziende-ricerca-università-formazione, possibile, dico, che da noi non attacchino queste cose? 

Saremo a breve la Capitale italiana della cultura. Evviva. Ma, se posso dirlo, su quel che è il nostro asset - il lavoro e le imprese - non siamo attrattivi, perlomeno non particolarmente attrattivi. Ovvio che c'entra la dimensione, ma oggi sempre meno. Detto fra di noi. Vi dicessero di indicare fra Brescia e Modena quale sistema industriale sia più avanzato, più attrattivo, più sexy in una parola, voi cosa rispondereste? Facile: là c'è la Ferrari... Già: ma ho l'impressione che anche Bolzano si stia facendo sotto. Comunque vada: forza Brescia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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