Economia

Contributi a fondo perduto, imprese bresciane nel caos

Nei Comuni già in stato d’emergenza sarebbe previsto l’esonero della prova del calo di fatturato. Chiesta la proroga
È riconosciuto un contributo minimo di mille euro per le persone fisiche e di 2mila per i soggetti diversi
È riconosciuto un contributo minimo di mille euro per le persone fisiche e di 2mila per i soggetti diversi
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Rimangono poche ore per presentare la richiesta di contributi a fondo perduto secondo quanto previsto dal Decreto Rilancio. Il termine per l’invio dell’istanza all’Agenzia Entrate è fissato al 13 agosto, tuttavia, molte imprese bresciane ancora non sanno se potranno beneficiare di questo bonus per via di un «buco» normativo che ha spinto addirittura il Consiglio nazionale dei commercialisti a chiedere al Governo maggiore chiarezza e quantomeno una proroga della scadenza. Il punto. L’ambito contributo senza obbligo di rimborso spetta ai titolari di partita Iva (imprese, autonomi e società agricole) che alla fine del 2019 presentavano un monte ricavi non superiore a 5 milioni di euro e che, contestualmente, ad aprile 2020 hanno riportato un fatturato inferiore ai due terzi di quello registrato lo stesso mese del 2019.

Indipendentemente dal calo accertato dei corrispettivi, però, un «finanziamento» a fondo perduto sarà riconosciuto ai titorlari di partita Iva che hanno iniziato la loro attività dopo il 31 dicembre 2018 e a quelle realtà economiche che hanno domicilio fiscale (o sede operativa) in Comuni colpiti da eventi calamitosi, i cui stati di emergenza erano in atto alla data del 31 gennaio 2020. Quest’ultima opzione, a ogni buon conto, ha creato quel «baco» legislativo che ha gettato nel caos gli addetti ai lavori.

A poche ore dalla scadenza del sussidio, infatti, non vi è ancora certezza sui soggetti ammessi a questi piccoli «aiuti» (almeno mille euro per le persone fisiche e di 2mila euro per gli altri soggetti) perché non è stata definita una lista dei municipi che potevano fruire dello stato di emergenza prima della pandemia da Covid. Un’incognita che potrebbe far lievitare notevolmente il valore complessivo dei contributi stanziali da stanziare.

A giugno, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le istruzioni per la compilazione della richiesta di contributo, inserendo «a titolo indicativo e non esaustivo» un elenco di Comuni colpiti da eventi calamitosi. Tra di essi non compare alcun nome bresciano, eppure è tutt’oggi ancora in vigore la «dichiarazione dello stato di emergenza» deliberata dal Consiglio dei ministri il 1 luglio 2019 per gli «eventi meteorologici di eccezionale intensità» che hanno colpito Angolo Terme, Artogne, Bienno, Borno, Darfo Boario Terme, Niardo, Ossimo, Pian Camuno, Pisogne, Ono San Pietro e Cerveno.

Il 21 novembre 2019, per di più, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha prorogato di altri dodici mesi (fino al tardo autunno 2020) lo stato di emergenza disposto nell’ottobre 2018 in seguito alla bufera di pioggia e vento che aveva fatto molti danni in Lombardia e quindi in gran parte dei municipi bresciani, dalla Valcamonica alla Bassa.

«Vogliamo sapere con certezza quali siano i comuni colpiti da eventi calamitosi prima dell’emergenza Coronavirus - rimarca il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Brescia, Michele De Tavonatti - e per questo motivo abbiamo chiesto una proroga della scadenza dei bonus a fondo perduto». I professionisti evidenziano peraltro che di fronte a questi numerosi punti interrogativi «i contribuenti sono esposti a conseguenze penali o pesanti sanzioni amministrative nel caso in cui dovessero presentare indebitamente l’istanza di contributo».

 

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