Economia

Consumi, la Lombardia perde il 48,3% e Brescia fa peggio

A rivelarlo sono i dati di uno studio elaborato dall’Osservatorio Confimprese-EY
L'abbigliamento è stato tra i settori più colpiti - © www.giornaledibrescia.it
L'abbigliamento è stato tra i settori più colpiti - © www.giornaledibrescia.it
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La pandemia ha colpito fortemente il commercio, che aveva già un trend in decrescita nei mesi precedenti il lockdown. A rivelarlo lo studio dell’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato che evidenzia un inizio anno in salita anche per i primi due mesi del 2020 con -0,6% a gennaio e -3,4% a febbraio, e poi il definitivo crollo con l’inizio del lockdown (incluso l’online): -78% marzo, -90% aprile, -57% maggio.

Analizzando il totale dei primi 5 mesi, sul canale fisico si nota una flessione del -46% sullo stesso periodo del 2019. L’abbigliamento è il settore che ha sofferto di più con un andamento del -49%, seguito dalla ristorazione -45%, da altro non food -40%, settore questo che mostra trend migliori grazie all’apertura anticipata di alcune merceologie rispetto ad altre tipologie e alla spinta dell’online. Il campione dei negozi e-commerce ha registrato un incremento del 136% a maggio e 110% complessivamente nei primi 5 mesi dell’anno di cui +171% nel bimestre aprile-maggio.

Il trend per aree geografiche dei primi 5 mesi 2020 confrontati con lo stesso periodo 2019 mostrano andamenti di poco differenti tra un’area e l’altra con flessioni contenute: il Nord-Ovest flette del 47%, Nord-est e Centro del 46%, il Sud del 44%. Nello spaccato per regioni il Centro Nord riflette la medesima situazione creata dalla pandemia a livello sanitario, anche se nello scenario geografico si inserisce a sorpresa la Sardegna. Nel ranking il primo posto va alla Toscana, che registra la flessione peggiore -48,8% con Firenze a -50,4% e Livorno a -46%. In seconda posizione la Lombardia in flessione del -48,3 per cento.

Tra le città lombarde, Mantova registra i risultati peggiori, - 53%, seguita da Monza e Brianza -51%, Brescia -50%, Como -49%, Pavia -48,4%, Milano -48%, Bergamo -46,5%, Cremona -45%. Segue il Veneto con un decremento del -47,6 per cento. Non stupisce che la città più colpita sia Venezia con un crollo del -52%, seguita dalle altre mete turistiche della regione come Verona (-46%), Padova (-45,5%), Treviso (-44%), Vicenza (-43,8%). A flettere con gli stessi numeri del Veneto è la Sardegna, -47,6%: Sassari (50%) e Cagliari (47%) le città peggiori. Liguria, Lazio, Emilia-Romagna mostrano andamenti simili con un trend negativo del -46,6%. Il capoluogo ligure, Genova, si attesta a -47%, nel Lazio Frosinone con -48,7% e Latina -47,4% performano peggio di Roma, che chiude il pentamestre a -47 per cento.

I dati dei trend per canale di vendita, tutti fortemente negativi, sono coerenti con l’evoluzione delle disposizioni governative e l’atteggiamento dei consumatori, molto prudenti nel riprendere le abitudini pre-lockdown, anche dal punto di vista lavorativo che al momento predilige ancora lo smart-working (30% dei lavoratori). Nei primi 5 mesi del 2020 sullo stesso periodo 2019 il travel (aeroporti, stazioni) mostra il trend peggiore con -54%, seguono staccati di 4 punti percentuali i centri commerciali (-50%), gli outlet (-48%), i centri città e high street con -45,3 per cento. Il quadro sopra descritto riflette i cambiamenti dei modelli di consumo, lo shopping è di prima necessità, possibilmente di vicinato e durante la settimana.

«Dalle prime risultanze post lockdown - spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese - si evidenziano significativi mutamenti nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. Mi riferisco in particolare all’accelerata propensione verso i canali digitali, che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare finalmente con la dovuta attenzione e urgenza la trasformazione digitale e l’omnicanalità. Da rilevare - conclude -, una rinnovata attenzione allo shopping di prossimità e un’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto ai fine settimana».

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