Economia

Confindustria Brescia: turnover volontario in calo, ma oltre pre-Covid

È quanto emerge dall’edizione 2025 di «HR Dashboard». La ricerca, che ha visto la partecipazione di 153 imprese bresciane (circa 20 mila addetti), raccoglie i principali risultati dell’annuale «Indagine sul lavoro»
Lavorare da casa - © www.giornaledibrescia.it
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Nel 2024 il tasso di turnover volontario rilevato tra le imprese bresciane aderenti a Confindustria Brescia si è attestato al 6,2%, in lieve contrazione rispetto ai valori rilevati nel 2022 (6,7%) e nel 2023 (6,8%), ma ancora ampiamente al di sopra nei confronti della situazione pre-Covid. È quanto emerge dall’edizione 2025 di «HR Dashboard», curata dal centro studi di Confindustria Brescia. La ricerca, che ha visto la partecipazione di 153 imprese bresciane (circa 20 mila addetti), raccoglie i principali risultati dell’annuale «Indagine sul lavoro» realizzata dal Sistema Confindustria, sui vari temi che trattano la gestione delle risorse umane.

Secondo il documento, la dinamica del turnover volontario, che rappresenta l’intensità con cui i dipendenti lasciano spontaneamente il proprio posto di lavoro, appare sostanzialmente coerente con quanto riscontrato a livello complessivo provinciale dai dati Inps. Il numero delle dimissioni, lo scorso anno, è stato pari a 59.202, leggermente inferiore al record storico del 2022 (61.691), ma su livelli ampiamente superiori alla situazione pre-pandemica (poco meno di 39 mila dimissioni annue fra il 2015 e il 2019). La quota di dimissioni riscontrate nel 2024 sul totale delle cessazioni si è attestata al 36%, confermando l’accelerazione di tale fenomeno dal 2021 in poi.

Smart working

Sempre nel 2024, lo smart working ha interessato il 44% delle imprese bresciane e ha coinvolto l’11% dei dipendenti eligibili. Si tratta di numeri più bassi rispetto a quanto sperimentato a livello lombardo, dove la diffusione del lavoro agile ha riguardato il 47% delle aziende (28% dipedeneti). Il gap bresciano «sarebbe imputabile a una serie di motivazioni, fra cui spicca la forte prevalenza, nel nostro territorio, di Pmi manifatturiere, contesti in cui lo smart working fatica a imporsi come modello organizzativo, oltre alla ridotta distanza casa-lavoro per la maggior parte dei dipendenti, un elemento che tende a ridurre la necessità di implementazione di tale modalità di lavoro» spiega Confindustria Brescia. Per quanto riguarda la conversione in welfare dei premi di risultato, tra le aziende bresciane che prevedono tale possibilità, il 35% dei dipendenti ne ha effettivamente usufruito (rispetto al 29% della Lombardia).

La quota di premio convertita è particolarmente elevata (70% dell’importo complessivo), rispetto al 66% riscontrato in regione. L’indagine ha anche approfondimento il tema dell’intelligenza artificiale all’interno di tutte le imprese lombarde coinvolte nell’iniziativa. Dalla ricerca emerge che il 59% delle realtà intervistate ha adottato (12%) o sta valutando di adottare (il restante 47%), strumenti di intelligenza artificiale. Quanto alle retribuzioni, un neolaureato triennale, al suo primo impiego, percepisce uno stipendio di 27.099 euro. Più elevate risultano le retribuzioni per i laureati magistrali, con punte di 29.201 per i profili tecnico-scientifici.

 

 

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