Economia

Competenze, inflazione e Cina: gli ostacoli dell’economia europea

Per la presidente della commissione von der Leyen pesano anche gli obblighi di comunicazione in capo alle aziende
Ursula von der Leyen - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Ursula von der Leyen - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Se a livello politico il discorso sullo Stato dell’Unione europea, pronunciato dinanzi al Parlamento in seduta plenaria mercoledì 13 dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, era atteso, sul piano economico ha di certo lasciato stupiti in molti, nel bene e nel male.

In quello che può essere visto come bilancio conclusivo del suo mandato, von der Leyen ha infatti tentato di tenere insieme le richieste e le pulsioni di popolari (la sua area di appartenenza), socialisti-democratici e verdi, rimarcando al contempo forza la necessità di continuare a spingere sulla transizione verde non rinunciando «ai nostri obiettivi ambiziosi (inseriti nel Green Deal ndr)... Restiamo fedeli alla nostra strategia di crescita, con l'industria europea che dimostra giorno dopo giorno di essere pronta a dare slancio a questa transizione, confermando che modernizzazione e decarbonizzazione possono andare di pari passo».

Tre fattori

Proprio sul versante industriale però la presidente della Commissione ha individuato in tre fattori le principali preoccupazioni per il futuro. Oltre a inflazione e facilitazione dell’attività d’impresa, «il mese prossimo presenteremo le prime proposte legislative per ridurre del 25% gli obblighi di comunicazione a livello europeo» ha affermato, von der Leyen ha rimarcato come «le carenze di manodopera e di competenze stiano raggiungendo livelli record, sia nell'Ue che in tutte le principali economie», tant’è che «il 74 % delle Pmi dichiara di trovarsi di fronte a carenze di competenze».

Un tema che anche le imprese del Bresciano conoscono bene: «Dobbiamo migliorare l'accesso al mercato del lavoro, in primo luogo per i giovani e le donne - ha aggiunto -, e per farlo dovremo affidarci alle competenze delle aziende e dei sindacati, ovvero i nostri partner coinvolti nella contrattazione collettiva».

Ma sul piano economico il passaggio che ha certamente scosso di più persone, aziende, mercati e governi è stato l’attacco alla Cina. «Troppo spesso le nostre società sono escluse da mercati esteri o sono vittime di pratiche predatorie e spesso sono indebolite da concorrenti che beneficiano di ingenti aiuti statali - le sue parole -. Non abbiamo dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno condizionato la nostra industria solare».

La sfida

In particolar modo von der Leyen si è focalizzata sul settore delle auto elettriche, «con i mercati globali invasi da automobili elettriche cinesi a buon mercato, i cui prezzi sono mantenuti bassi artificialmente grazie a ingenti sovvenzioni statali. Queste pratiche causano distorsioni sul nostro mercato. Posso quindi annunciarvi che la Commissione avvierà un’inchiesta antisovvenzioni riguardo ai veicoli elettrici provenienti dalla Cina».

La risposta del Dragone non si è fatta attendere, con il ministero del Commercio di Pechino che ha tacciato l’iniziativa annunciata dalla presidente come «un puro atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell'industria automobilistica e della fornitura e avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali tra Cina e Ue». E se è vero che un von der Leyen bis alla guida della Commissione è uno scenario possibile, la battaglia economica e politica è solamente agli inizi.

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