Economia

Chiari: la tessitura NK cessa l'attività

I timori dei lavoratori, che covavano da mesi, si sono concretizzati improvvisamente giovedì, quando in assemblea i rappresentanti sindacali hanno annunciato il verdetto. Atteso, forse, ma non per questo meno duro. La tessitura NK Textile di Chiari, controllata dal gruppo tessile Niggeler & Kupfer e fondata nel 1882 in località «Cavalchina», cesserà definitivamente l'attività.
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I timori dei lavoratori, che covavano da mesi, si sono concretizzati improvvisamente giovedì, quando in assemblea i rappresentanti sindacali hanno annunciato il verdetto. Atteso, forse, ma non per questo meno duro. La tessitura NK Textile di Chiari, controllata dal gruppo tessile Niggeler & Kupfer e fondata nel 1882 in località «Cavalchina», cesserà definitivamente l'attività. Solo venti dei cento telai presenti in azienda saranno trasferiti nella sede NK di Capriolo, con un recupero molto modesto sul piano occupazionale.
A Chiari, infatti, lavorano 118 addetti, per il secondo anno consecutivo in cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione (la cigs scadrà il 7 gennaio 2011). Nel corso del 2010, la tessitura ha funzionato a singhiozzo: 25 telai su cento hanno lavorato fino a maggio, poi lo stop quasi totale, per mancanza di ordini. Mercoledì pomeriggio, l'annuncio della direzione aziendale al sindacato: così non si può continuare, a Chiari si chiude. Quando? Una data non è stata ancora fissata, ma proprio la scadenza del secondo anno di cassa straordinaria (quindi gennaio 2011) potrebbe rappresentare il momento della svolta definitiva e traumatica.

Lunedì 29 novembre, nella sede dell'Associazione industriale bresciana, si svolgerà un nuovo incontro tra i rappresentanti del gruppo presieduto da Paolo Archetti e i sindacati. In quella sede, potrebbe essere definita la «road map» per arrivare alla cessazione definitiva dell'attività produttiva, salvaguardando i lavoratori con ulteriori ammortizzatori sociali. C'è tristezza nelle parole di Giuseppe Marchi, segretario generale della Femca Cisl di Brescia: «Con la chiusura della tessitura di Chiari - spiega - si perde un'altra perla industriale della nostra provincia. C'è un problema che riguarda questi lavoratori, ma ce n'è un altro, più grave, relativo al progressivo smantellamento del manifatturiero bresciano».

Tristezza non significa rassegnazione, perché il sindacato non ha rinunciato a combattere la propria battaglia. Lunedì 29, sotto l'Aib, i lavoratori di Chiari manifesteranno per chiedere di verificare ulteriormente la possibilità di una continuità produttiva. Ma la sensazione è che il dado sia tratto, e definitivamente. Si tratta infatti di una decisione non recente. Lo scorso giugno, in un'intervista al nostro giornale, il presidente Archetti aveva spiegato che «prima della grande crisi, il gruppo aveva strategie diverse, ma ora la situazione non è più sostenibile: a Chiari e a Ceto resteranno solo piccole unità produttive per la ricerca e le produzioni urgenti». Il grosso della produzione NK, infatti, viene già realizzato in Tunisia, dove il gruppo è presente con filatura, tessitura e finissaggio. Nel corso del 2009, peraltro, NK aveva già ceduto a una società immobiliare (per 7,5 milioni di euro, con una plusvalenza di 5,8 milioni) lo stabilimento di Chiari, restando in affitto.
Un segnale inequivocabile di una strategia delineata. Tanto che ora anche in Valcamonica (nella filatura di Ceto) tornano i timori di chiusura. Per gestire l'emergenza di Chiari, intanto, il sindacato ha già chiesto alle amministrazioni provinciale e comunale l'attivazione di un tavolo istituzionale che consenta di valutare tutti i percorsi possibili per evitare di lasciare 118 lavoratori privi di tutele. «A Brescia - aveva detto Archetti nell'intervista di giugno - resterà la testa pensante del gruppo e alcune piccole produzioni». Dalle parole, si sta passando rapidamente ai fatti, con l'addio di NK a Chiari dopo 128 anni.
Guido Lombardi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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