Economia

Centrale del latte, dopo un 2021 da record pesano i rincari

Il gruppo cittadino stima che l’aumento dei prezzi raddoppierà il valore del Margine operativo
La storica sede della Centrale del latte in via Lamarmora - © www.giornaledibrescia.it
La storica sede della Centrale del latte in via Lamarmora - © www.giornaledibrescia.it
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«Dopo un 2021 strepitoso, quest’anno sarà molto dura». L’analisi di Franco Dusina è incisiva e stringata, ma non impedisce al presidente della Centrale del latte di Brescia di palesare il suo usuale ottimismo. «La nostra azienda - aggiunge - ha tutti gli elementi per sopportare anche sforzi di questo tipo».

Dusina fa riferimento ai pesanti rincari che la società di via Lamarmora ha subìto e dovrà far fronte probabilmente per tutto il resto dell’anno. «Stimiamo un aumento dei costi pari al doppio del valore dell’Ebitda» puntualizza il direttore generale Andrea Bartolozzi, inquadrando al meglio la situazione nel giorno della presentazione del bilancio 2021 al Consiglio di amministrazione.

Veniamo così ai numeri della Centrale del latte: lo scorso anno, dopo aver registrato il record delle vendite pari a 71,61 milioni di euro, il margine operativo lordo (ebitda) è stato di 5,32 milioni e l’utile di 2,65 milioni, in linea con gliesercizi precedenti. «Ci vorrà del tempo per spalmare sui nostri conti l’aumento dei prezzi - continua Bartolozzi -: io credo che avremo bisogno di almeno diciotto mesi».

Sotto la lente

L’azienda cittadina vanta un’ottima condizione patrimoniale e finanziaria; un presupposto fondamentale anche per Dusina e Bartolozzi. Il patrimonio netto è cresciuto da 20,72 a 21,33 milioni, il capitale circolante netto (dato dalla differenza tra attività e passività correnti) è passato da 5,3 a 6,3 milioni e l’indice di indebitamento è rimasto a 0,55, esprimendo un ottimo equilibrio tra il totale delle risorse e il capitale proprio e di conseugenza un’apprezzabile solidità patrimoniale. Inoltre, a livello reddituale, seppur con valori inferiori rispetto all’anno precedente, Centrale del latte riporta degli indici ancora considerevoli: ad esempio il Roe al 12,43% (rapporto che esprime la redditivtà del capitale dei soci) e il Roi al 12,28% (rendimento degli investimenti).

«Dobbiamo mantenere la passione con cui abbiamo lavorato sinora - chiosa Dusina -: in questo modo, così come in altre circostanze simili in passato, supereremo questa fase delicata».

Il presidente è comunque consapevole che il sistema della Grande distribuzione, principale mercato di riferimento della Centrale del latte, stia vivendo un momento difficile a causa proprio dei rincari già patiti dalle aziende di trasformazione della materia prima e dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie. «La Gdo fa ancora fatica ad assorbire e quindi a trasferire gli aumenti dei prezzi» gli fa eco Bartolozzi, che poi individua i principali nodi che stanno condizionando l’attività dell’azienda controllata da Palazzo Loggia con il 51,35% del capitale sociale.

Lo scenario

«A inizio anno abbiamo subìto la crisi della plastica - spiega il manager -: in sostanza faticavamo a recuperare il materiale necessario per il packaging dei nostri prodotti. Successivamente è scoppiata la crisi energetica con il drastico balzo dei prezzi di gas ed elettricità. Senza poi trascurare la scarsità di latte riscontrata a livello europeo. Infine - chiude - abbimo scontato gli effetti anche della crisi dei trasporti».

La settimana scorsa, per di più, Granarolo - uno dei gruppi leader del comparto caseario - ha riconosciuto agli allevatori un aumento del prezzo del latte, a quota 48 centesimi/litro. «Una mossa unilaterale che influenzerà tutto il mercato - ammette il direttore della Centrale del latte -, generando un vero riposizionamento dei prezzi dei prodotti a base latte».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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