Cassa integrazione manifattura, i sindacati: «Bisogna reagire»

La debolezza dell’economia tedesca; le incognite persistenti dell’effetto dazi su un mercato strategico come quello americano; la complessa situazione geopolitica legata al conflitto in Ucraina; senza dimenticare i profondi cambiamenti determinati dall’innovazione e dall’intelligenza artificiale. Sono variabili che pesano come macigni sulle aziende e sull’occupazione in questo avvio di ripresa dopo la pausa estiva nonostante la resilienza dell’economia bresciana che nel secondo trimestre ha comunque evidenziato un modesto incremento (+0,3%) della manifattura.
I dati dell’Osservatorio Inps sulle richieste di cassa integrazione nella nostra provincia non lasciano tranquilli. Nel primo semestre 2025 le ore autorizzate dall’istituto previdenza sono state pari a 13,183 milioni, in crescita del 45,7% rispetto ai 9,04 milioni di ore del 2024; +50% se raffrontato con i primi sei mesi del 2023, quando le ore di «cassa» concesse in provincia erano state 8,791 milioni. Si tratta del numero di ore autorizzate più alto dopo la fine della pandemia, quando le richieste nel semestre avevano raggiunto le 8 milioni di ore.
È vero, le richieste di Cassa integrazione sono un dato parziale, che non rende contezza dell’effettivo «tiraggio», ovvero il reale utilizzo. Ma rappresenta comunque una spia del periodo di forte incertezza che stiamo vivendo, indicatore della difficoltà esistente in particolari settori dell’industria. E soprattutto – come evidenzia Paolo Reboni, coordinatore del Dipartimento Mercato del Lavoro di Cisl Brescia – «il nostro tessuto produttivo, fatto di piccole e medie aziende deve ora fare uno sforzo straordinario nella formazione e nell’orientamento. Facendo attenzione al presente ed alle persone che vivono in contesti di lavoro in continuo cambiamento e totalmente rivoluzionati rispetto a pochi anni fa».
Lavoratori dell’artigianato
Le difficoltà non colpiscono solo l’industria: secondo un’analisi realizzata dal Dipartimento Mercato del Lavoro della Cisl Brescia, in Italia dal 2022 al 1° trimestre 2025 il Fondo di Solidarietà Bilaterale per i lavoratori artigiani (Fsba) che interviene in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per difficoltà aziendale, ha erogato complessivamente 281,68 milioni di euro, 45,70 milioni dei quali in Lombardia e 14,13 milioni di euro a Brescia.
La provincia di Brescia, che conta il 19% dei dipendenti artigiani della Lombardia, ha visto erogate prestazioni Fsba per il 30,9% del totale della regione. «Un dato di sproporzione – spiega il segretario del Cisl Brescia, Alberto Pluda – che costituisce un ulteriore elemento di preoccupazione sullo stato di salute del nostro sistema economico e produttivo».
Il problema salariale
Le difficoltà del mondo del lavoro vanno di pari passo con la contrazione dei consumi, che a loro volta dipendono dagli stipendi. «Il problema della crescita si affronta anche rinnovando i contratti collettivi nazionali di lavoro – continua Pluda –. Oggi ce ne sono di importanti fermi al palo, come quello ad esempio dei metalmeccanici o dei docenti scolastici. Il loro rinnovo vorrebbe dire anche più potere d’acquisto per le famiglie. L’altro tasto su cui è importante agire è la politica tariffaria. Serve attivare un patto sociale tra governo, imprese e sindacati che spezzi il circolo vizioso del continuo aumento dei prezzi e imponga una dinamica equilibrata e di buon senso. Senza metter mano a questa speculazione fuori controllo i bresciani come tutti gli altri italiani si impoveriranno sempre di più».
I settori
La situazione geopolitica legata al conflitto in Ucraina ed ai dazi di Trump non lascia tranquilli i sindacati. «La grande incertezza che spinge le imprese a cautelarsi prenotando ore di cassa integrazione coinvolge molti settori – osserva il segretario di Cgil Brescia, Francesco Bertoli –. Nel Bresciano ci sono meccanica e automotive ma anche chimica, carta, tessile, agricoltura, lavorazioni dei metalli e in generale tutto l’arco delle attività industriali. Le molle che spingono verso gli ammortizzatori sociali oggi sono l’incertezza e il rallentamento degli ordini. In questo contesto i mancati rinnovi dei contratti sono penalizzanti, ma anche gli avvenuti rinnovi, confrontandosi con questa corsa senza freni dei prezzi di merci e energia, riescono nei migliori casi a pareggiare le spinte inflazionistiche e non a superarle, quindi i lavoratori non ci guadagnano mai e anzi, sono sempre a rischio di perderci».
Servono investimenti
Per il segretario di Uil Brescia Mario Bailo, «il problema di fondo è la mancanza di visione della classe politica, che non traccia una strada, non coinvolge la gente, non pianifica e si limita a navigare a vista, preoccupata solo delle scadenze elettorali e delle campagne per il consenso popolare. Per mantenere competitiva l’industria invece servono piani, investimenti e cura degli asset strategici del Paese».
«A Brescia – prosegue Bailo – dove sono determinanti automotive e siderurgia, qualcuno sa qual’è la direzione che sta prendendo o potrebbe prendere il loro sviluppo? Non si vendono le auto per il forte incremento dei costi e per realizzare l’elettrico non siamo attrezzati: cosa si sta facendo per modificare la situazione? E lo stesso discorso vale per la siderurgia, che rischia di arretrare ancora sotto il peso dei dazi americani. Chiediamo al governo tavoli di confronto seri sulla questione lavoro».
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