Brescia è già un modello in Italia di decarbonizzazione delle città
Spesso per trovare la soluzione di un problema basta guardare all’interno del problema stesso. Un discorso che vale anche quando si parla di decarbonizzazione, con le città che, pur essendo le maggiori consumatrici di energia e risorse, sono anche i luoghi dove la transizione verso la neutralità climatica può farsi più intensa. E Brescia in questo senso è in Italia un esempio da seguire.
Ciò emerge dal position paper «Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit» realizzato da The European House-Ambrosetti (Teha) in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), presentato ieri nel corso del Forum di Cernobbio. «Si prevede che la quota di popolazione urbana arriverà fino al 70% del totale nel 2050 – si legge nel rapporto –. In Italia i residenti nelle aree urbane sono oggi il 72,6% e si stima che possano salire fino all’81,1% nel 2050, con un aumento delle emissioni di CO2 del 18%».
Ecco perché agire sulla sostenibilità dei centri urbani significa portare benefici che si estendono ben oltre i perimetri cittadini. A dirlo sono i dati, che spiegano come attraverso 270 miliardi di euro di investimenti da qui al 2050 nei 112 Comuni capoluogo di provincia italiani (10 miliardi all’anno, provenienti sia dal pubblico sia dal privato) sia possibile ridurre le emissioni di oltre il 50%.
Le 7 leve tecnologiche
Per farlo lo studio propone sette leve tecnologiche da «attivare su vasta scala»: mobilità elettrica, pompe di calore, fotovoltaico sui tetti, teleriscaldamento, relamping, uso circolare dei rifiuti e verde urbano.
«In valori assoluti si risparmierebbero 32 milioni di tonnellate di CO2, pari a quella assorbita da 210 milioni di alberi - ha spiegato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, sul palco di Cernobbio insieme al presidente della multiutility Roberto Tasca, al senior partner e board member di Teha Lorenzo Tavazzi e al cofondatore e direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini -. Ne beneficerebbe anche l’attuale mix di consumi, con un aumento del peso di rinnovabili, elettricità e calore derivato del 20%, riducendo l’uso di combustibili fossili». Tali leve tecnologiche sono già applicabili e lo dimostrano le sette città citate da modello nel documento e portate alla platea del forum sul lago di Como.
La Leonessa
Tra di loro figura Brescia (insieme a Milano, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza) e nello specifico della Leonessa si sottolinea l’impatto positivo del termovalorizzatore, che trattando oltre 720.000 tonnellate di rifiuti ogni anno «permette di fare dei rifiuti la prima fonte energetica del Comune», con un valore pari al 76% del totale. «A Brescia i rifiuti abilitano la produzione di 530 GWh di energia elettrica, il consumo medio di circa 200.000 famiglie, consentendo di evitare il conferimento in discarica di oltre 17 milioni di tonnellate di materiale, superficie pari a circa 200 campi da calcio».
Se a ciò si aggiunge la raccolta differenziata (il 74% viene usato per il recupero di materia, il 26% per l’energia) l’uso delle discariche è azzerato. Nello studio si parla poi del teleriscaldamento e di progetti simbolici quali quelli che coinvolgono le acciaierie Alfa Acciai e Ori Martin per il recupero di calore di scarto.
Altro capitolo è l’illuminazione pubblica a led, il 94% del totale in città e in grado di garantire una diminuzione di oltre il 40% dei consumi, corrispondente a oltre 1.300 tonnellate equivalenti di petrolio, come la circolazione annua di oltre 1.500 auto. Le ultime due leve tecnologiche della Leonessa sono il fotovoltaico, «con Brescia che è la prima provincia per contributo alla potenza nazionale», e la flotta dei mezzi pubblici, con 189 autobus a metano.
«I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità e per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie - le parole di Tasca -. Lo scopo è contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini ma anche stimolare una crescita economica sostenibile». Brescia, pur nella continua e imperativa possibilità di migliorarsi, docet.
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