Economia

Dazi Usa e svalutazione del dollaro: per Brescia buco da mezzo miliardo

Flavio Archetti
Il presidente americano ha annunciato i dazi al 30% a partire dall’1 agosto. Per l’industria bresciana questo comporterebbe conseguenze negative. A dimostrarlo è stata la simulazione del Centro Studi di Confindustria
Fonderia in attività - © www.giornaledibrescia.it
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Per l’industria bresciana il mercato Usa è stato il principale propulsore di crescita dell’export nel quinquennio 2019-2024. Per questo motivo l’arrivo ormai imminente dei dazi, in via di applicazione dall’1 agosto da parte del governo degli Stati Uniti, sarebbe una zavorra pesantissima sul lavoro delle nostre aziende.

Secondo i dati diffusi ieri da Confindustria Brescia durante il 47esimo appuntamento di Scenari e tendenze, l’acquisto del made in Brescia da parte degli americani – ai primi posti i macchinari per l’industria alimentare e l’elettronica – ha garantito negli ultimi cinque anni un contributo allo sviluppo economico del 12,7%, quando Germania e Francia assieme hanno fatto 13,3%. Ma il mercato oltre Atlantico ha fatto la parte del leone anche nell’ultimo anno ed è stato il terzo per destinazione delle esportazioni bresciane nel 2024 assorbendo mercanzia per 1 miliardo e 577 milioni di euro (7,8%), dietro a Germania (3,481 miliardi) e Francia (2,079 miliardi).

I protagonisti del Centro di Studi di Confindustria - © www.giornaledibrescia.it
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Le proiezioni

Nella malaugurata situazione in cui i dazi dovessero davvero pesare il 30% – l’hanno ricordato a turno ieri in Camera di commercio il presidente camerale Roberto Saccone, il presidente della Piccola industria Roberta Ulcelli, i professori Achille Fornasini e Andrea Beretta Zanoni, e l’esperto del Centro studi confindustriale Davide Fedreghini – «il mercato verso gli Stati Uniti riceverebbe una pietra tombale che lo condannerebbe gradualmente a sparire».

Per far capire meglio quali sarebbero le conseguenze, il Centro studi di via Cefalonia ha costruito due simulazioni sull’impatto che si avrebbe sull’export della nostra provincia, evidenziando «esiti devastanti». Secondo l’elaborato, con un’aliquota di dazi al 30% la perdita sarebbe di 335 milioni di euro (-22,5%), mentre sommando a dazi al 30% anche la svalutazione del dollaro, che negli ultimi giorni ha perso circa il 15% del suo valore nei confronti dell’euro, l’ammanco per le esportazioni «made in Brescia» arriverebbe addirittura a 512 milioni (-32,4%).

Il presidente americano Donald Trump - © www.giornaledibrescia.it
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Come ricordato dal professor Achille Fornasini: «Il discorso sui dazi è al momento zeppo di ipotesi ma senza certezze, visto che la trattativa è in corso. Rimangono invece i danni già fatti da questo tira e molla, dovuti all’incertezza che frena investimenti e ricerca, e crea mercati sempre più volatili e inaffidabili. Le performance delle materia prime nel primo semestre 2025, per esempio, sono tutte negative, con il minerale di ferro a -4%, i coils a -5%, il rottame ferroso a -11,6%, il tondo per cemento armato a -12% e le lamiere inox a -5,3%».

«Quello sui dazi è un argomento che piace pochissimo al sistema aziendale – gli ha fatto eco il presidente Saccone –. Sento parlare di successo se venissero applicati al 10%, ma io credo sarebbe un successo solo per la politica e non per le imprese. Quello che serve al sistema aziendale sono certezze e concretezza per elaborare strategie, perché senza strategie le imprese muoiono. Come Camera di commercio stiamo sostenendo il bisogno di credito delle Pmi, che ancora oggi per avere risorse pagano un prezzo troppo grande. Nell’ultimo anno abbiamo costruito bandi per 1,6 milioni per abbassare il costo del credito e abbiamo aggiunto 500.000 euro per il rafforzamento patrimoniale dei confidi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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