Pensioni, il Bonus Giorgetti è un’opzione per 7.000 bresciani
Dal 1° settembre entra in vigore il «Bonus Giorgetti». Il provvedimento, contenuto nella legge di Bilancio e dettagliato dalla circolare Inps 102 del 16 giugno scorso, dà la possibilità a chi ha maturato i requisiti per la «pensione anticipata» di proseguire la propria carriera lavorativa ancora per qualche anno, ricevendo in busta paga un «bonus», che vale quasi il 10% suo salario.

L’incentivo aumenta subito lo stipendio, ma andrà valutato con attenzione da chi intende fruirne perché avrà effetti sulla pensione futura. A Brescia, dove il sistema produttivo continua a mostrarsi «affamato» di lavoratori, gli interessati a questa iniziativa del governo stimiamo siano almeno 7mila addetti, tra pubblico e privato. Cifra che corrisponde alla media delle pensioni anticipate annualmente liquidate dall’Inps nella nostra provincia, dal 2000 al 2024.
Come funziona
La circolare dell’Inps precisa come si tratti della «possibilità per i lavoratori che decidono di posticipare il pensionamento di rinunciare all’accredito sulla loro posizione previdenziale della quota dei contributi a loro carico, quindi il 9,19% della retribuzione mensile. La misura si tradurrà quindi in un aumento di stipendio pari alla quota dei contributi pensionistici abitualmente in carico al dipendente (9,19%), che verrà versata in busta paga e non all’ente previdenziale, e non sarà tassabile.
Originariamente, i lavoratori interessati a questo beneficio erano quelli che avevano maturato i requisiti della «pensione anticipata flessibile» a «quota 102», ma in seguito a una modifica del provvedimento la platea si è estesa a chi raggiunge i requisiti per la «pensione anticipata ordinaria», quindi a chi vanta 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Ai fini pensionistici il datore di lavoro continuerà a versare la propria quota di contributi (circa il 24%), alimentando il montante contributivo, ma mancherà il 9,19% di versamento del lavoratore e quindi la futura pensione crescerà un po’ meno.
La circolare dell’Inps spiega anche come aderire a questa opzione. Va presentata la domanda all’Istituto della previdenza, che verificherà entro 30 giorni il possesso dei requisiti previsti dalla normativa, dandone poi riscontro al lavoratore e al suo titolare.
Le reazioni
La valutazione dei sindacati sul provvedimento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti oscilla tra il «ci può anche stare» ed il «è un palliativo», ma tutti sono d’accordo nel ritenere l’iniziativa «una goccia nel mare di problemi con cui deve misurarsi oggi la previdenza sociale nazionale».
«Per la Cisl è giusto che ci sia flessibilità anche in uscita, quindi va bene che chi vuol rimanere lo faccia - osserva il segretario generale di Cisl Brescia Alberto Pluda -. Resta però il fatto che siamo di fronte a una singola proposta, mentre noi crediamo sia il momento di una vera riforma delle pensioni, con tetto a 41 anni, e che si pensi sia a una pensione di garanzia anti-povertà per i giovani a rischio di buchi contributivi per il lavoro discontinuo sia che si metta a regime un efficace sistema di politiche attive per facilitare il reinserimento nel lavoro a chi lo perde».
Per il segretario di Cgil Brescia Francesco Bertoli il bonus «È un palliativo». Il rischio reale? «È che ne vengano coinvolte poche centinaia di persone. Muratori, operai delle fabbriche, infermieri e medici fanno vite di fatica, e quando arrivano all'uscita non si fermano certo per 150 o 200 euro in più in busta paga. Sarebbe meglio stoppare il rischio di un nuovo allungamento dell’età pensionabile di tre mesi dal 2027, conseguente all’aumento della speranza di vita».
Infine, secondo il segretario di Uil Brescia Mario Bailo «È chiara la necessità di reperire persone che lavorano, ma la questione va affrontata in modo organico e strutturale, e non per emergenze. Non si può evitare di programmare sul lungo periodo, che è quello di cui il sistema Paese ha bisogno per non affogare tra dieci anni. Così facendo a settembre ci saranno sempre centinaia di cattedre vuote, continueranno a mancare gli infermieri, l’industria lamenterà di non trovare personale...».
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