Bitcoin, l’oro digitale: a Brescia una conferenza annuale di esperti

La criptovaluta attira molti risparmiatori. Pierluigi Turla, organizzatore di «BitCare forum»: «In quanto moneta digitale si autoregolamenta: nel lungo periodo è l’asset che performa meglio»
Bitcoin (immagine simbolica) - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
Bitcoin (immagine simbolica) - Foto Unsplash © www.giornaledibrescia.it
AA

Discesa, rialzi, storie di ricchezze improvvise e cadute altrettanto repentine, investimenti e tasse. Quando si parla di criptovalute si sente, e legge, tutto il contrario di tutto. E, allora, facciamo chiarezza: la criptovaluta, come scrive Wikipedia, è «una moneta digitale ideata per fungere da mezzo di scambio mediante una rete informatica che non è regolata né mantenuta da nessuna autorità centrale, come un governo o una banca». Ma qui si apre un mondo che va velocissimo, una giungla fatta di tanta tecnologia, termini inglesi e tecnicismi.

Oro digitale

Sono più di 6mila le monete digitali esistenti, una ventina di queste rappresentano il 90% del mercato; fra le più diffuse ci sono Bitcoin, Ethereum e Litecoin, ma la prima è quella considerata «oro digitale». Ne abbiamo parlato con Pierluigi Turla, commercialista ed educatore di finanza di Provaglio d’Iseo, organizzatore di «BitCare forum», conferenza annuale che si tiene nel Bresciano, partita nel 2022 e arrivata ad ospitare, nel maggio scorso in Camera di Commercio, 700 persone.

È l’unica criptovaluta che «crea scarsità digitale - spiega il commercialista - e le regole sono modificabili solo se c’è la maggioranza di chi partecipa al sistema. Con le altre monete digitali, invece, si investe in singole imprese, invece Bitcoin si autoregolamenta attraverso il meccanismo dell’open source». Ognuno contribuisce all’implementazione gratuitamente e con il fine principale del miglioramento del sistema.

Le caratteristiche

«Non esiste un amministratore delegato o un board che governa Bitcoin, una moneta che tutela privacy e la libertà» continua Turla. Una serie di programmatori, liberamente e nel corso del tempo, ha dato regole alla moneta creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto (non si sa se è una persona o un gruppo).

La quantità di Bitcoin è finita e ne verranno emessi massimo 21 milioni (oggi ne circolano più di 19 milioni), non è come la cartamoneta che può essere stampata senza limiti dagli Stati (dando luogo all’inflazione). Per questo motivo si parla di «scarsità digitale» e, altra caratteristica, Bitcoin è una moneta deflattiva.

«Il prezzo di Bitcoin è fortemente volatile di giorno in giorno - sottolinea Turla -, ma nel lungo periodo è l’asset che performa meglio paragonandolo con azioni, oro e borse mondiali, e proprio per questo viene comprato per tutelarsi dalla svalutazione del potere di acquisto». Se andiamo a guardare i dati, infatti, possiamo vedere come nel maggio 2015 un Bitcoin si poteva acquistare con 205 euro, nel maggio 2020 con 8.900 euro, un anno dopo con 38mila euro e oggi il valore oscilla attorno ai 61mila euro.

Sicurezza

A questo punto la domanda sorge spontanea: è sicura? «Se si conservano in maniera corretta le chiavi private sì - spiega il commercialista -. Questa combinazione di numeri è quella che attribuisce solo a me i soldi che ho acquistato». È una sorta di Pin: solitamente abbiamo bisogno di 4 cifre numeriche, mentre con Bitcoin ne occorrono 64 alfanumeriche.

Altro nodo da sciogliere è quello dell’obbligo, introdotto nel 2023, di inserire i propri investimenti in criptomoneta nella dichiarazione dei redditi:«Nessuna difficoltà - dice Turla - ci sono programmi da poche decine di euro che aggregano gli acquisti in modo tale che si possa portare quel documento al commercialista». L’unica complicazione è toccata, quest’anno, a chi ha diversi anni alle spalle di transazioni, la ricostruzione del portafoglio può, infatti, aver comportato un certo lavorio. Difficile, comunque, quantificare quante siano le persone che acquistano e risparmiano con Bitcoin proprio perché, per sua natura, è difficilissimo geolocalizzare le transazioni. Secondo Oam, Organismo agenti e mediatori, al 31 marzo 2024 in Italia, erano detenuti 2,7 miliardi di valute virtuali con un incremento dell’85% rispetto al trimestre precedente. Aumentati anche i clienti (+13%), la fascia più consistente è tra i 40 e 60 anni.

Bitcoin viene anche definita «moneta democratica» perché permette a tutti di accedervi dato che non ha bisogno di banche, ma basta un telefono: per questo può essere anche un mezzo di sviluppo per produttori e comunità in luoghi remoti del pianeta che, ora, devono affidarsi ad un intermediario per vendere, ad esempio, i propri prodotti.

C’è poi la questione ambientale: «È energivora? Certo. Inquina? No - spiega Turla -. Essendo un’industria che può muoversi i miners (coloro che, con i loro computer permettono il processo attraverso il quale nuovi Bitcoin vengono messi in circolazione ndr) vanno a cercare luoghi dove c’è un’eccedenza di produzione, quindi il 60% dell’energia è rinnovabile e, potenzialmente, diventerà "carbon negative"».

Come usarlo? Per ogni transazione, come oggi il bancomat: ormai ci sono negozi, studi di professionisti, come quello di Turla, o bar che li accettano. E proprio così che si svilupperà la moneta. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Economia & Lavoro

Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.