Economia

Bedizzole, un cavaliere bianco salva la Marvit: concordato con promessa d’acquisto

Arriva il via libera del Tribunale per il salvataggio di uno tra i maggiori produttori italiani di uova
La Marvit commercializzava circa 600mila uova al giorno - © www.giornaledibrescia.it
La Marvit commercializzava circa 600mila uova al giorno - © www.giornaledibrescia.it
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La Marvit è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo con l’opzione della continuità aziendale. Il placet del Tribunale di Brescia è arrivato pochi giorni fa e, sostanzialmente, formalizza una tappa molto importante per il salvataggio della società di Bedizzole, tra i maggiori produttori italiani di uova (circa 600mila al giorno, dati 2020) e con un volume d’affari intorno ai 30 milioni di euro.

«Prima della presentazione della domanda di concordato - riporta il decreto firmato dal presidente della sezione Fallimentare del Palagiustizia, Simonetta Bruno -, la società ricorrente (Marvit, appunto. Ndr) ha stipulato un contratto di affitto di azienda con la società Fattorie Roberti, che si è impegnata ad acquistare l’azienda per un corrispettivo di 1 milione di euro, nonché gli automezzi per 69.300 euro». Questo è un passaggio cruciale per il futuro della realtà bresciana perché conferma la discesa in campo in suo soccorso di un «cavaliere bianco», per il momento nascosto dietro il nome di una società fiduciaria.

La storia

A questo punto, però, è necessario chiarire alcuni aspetti dell’operazione. Fondata nel 1998, la Marvit, con il passare degli anni e per merito Vittorio Roberti, entra a far parte di un processo di filiera che va dal mangimificio agli allevamenti avicoli e fino al centro di confezionamento e vendita delle uova. Una catena produttiva rappresentata a monte dalla Società agricola Castello e, a cascata, dalla Fattorie Roberti e dalla Marvit. Tutte società riconducibili allo stesso Roberti e che quotidianamente collaborano con almeno altre venti famiglie di produttori agricoli del territorio compreso tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.

Dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, la Marvit (ma non solo) riscontra le prime difficoltà di natura finanziaria. Nella seconda parte del 2021 queste complessità diventano critiche e qui entra in gioco un operatore «esterno», la Re.Fi.Da. Fiduciaria Srl. L’amministratore unico di questa società con sede a Pesaro è Maurizio Minesso, per decenni dirigente del Gruppo Veronesi (tra gli altri marchi Aia e Negroni), ma che ora a quanto pare opera per un altro «big» del medesimo settore. Ebbene Re.Fi.Da. diventa in primis socio al 100% della Fattorie Uberti e in seguito avanza la proposta di affitto di ramo d’azienda della Marvit, come conferma il recente provvedimento del Tribunale.

Il piano

«Marvit propone ai creditori un concordato preventivo con continuità aziendale indiretta (orizzonte temporale del piano: due anni e mezzo dall’omologa) - recita l’atto -, che prevede: il pagamento integrale delle spese di giustizia e dei crediti prededucibili; dei crediti privilegiati entro un anno dall’omologa e dei chirografari nella misura prevista (non garantita) del 19,45% entro il secondo semestre del 2024».

Un piano finanziario «made in Brescia» delineato e definito dai professionisti Paolo Muoio in qualità di advisor finanziario, Davide Ambrosi (Studio Zaglio e Orizio) nella veste di advisor legale e Davide Felappi di attestatore. Tradotto in soldoni, il «fabbisogno concordatario» è stimato in 5,3 milioni e sarà soddisfatto con disponibilità liquide per 2,56 milioni, la cessione dell’azienda per 1 milione di euro, l’incasso di crediti per oltre 1,5 milioni, la dismissione di beni per 69.300 euro, canoni di affitto per 43.750 euro e crediti verso l’Erario per 127 mila euro. Commissario giudiziale del concordato è stata nominata la commercialista Cristina Piotti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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