Economia

Automotive, le imprese bresciane si dicono pronte ad affrontare la sfida ecologica

I risultati dell’indagine del Centro studi di Confindustria e Intesa Sanpaolo mostrano come si muove il comparto verso il 2035
Un impianto di un'aziende dell'automotive - © www.giornaledibrescia.it
Un impianto di un'aziende dell'automotive - © www.giornaledibrescia.it
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Superate negli anni trasformazioni numerose e complesse, nate dai cambiamenti della tecnologia, rinnovamento dell’organizzazione del lavoro, aggiornamento delle politiche sindacali, esigenza di dotarsi di centri di ricerca o dal confronto con risorse umane nuove, espressione di competenze e conoscenze multidisciplinari riassumibili nella parola «giovani», l’automotive bresciano è pronto ad affrontare anche la transizione ecologica.

Ad una conclusione in «chiaroscuro» (gli intervistati sono pronti, meno i loro fornitori quindi con un potenziale elemento di rallentamento che arriva dalla filiera) arriva l’indagine congiunta del centro studi di Confindustria Brescia e di quello di Intesa Sanpaolo. Titolo: «La transizione tecnologica nell’automotive: la sfide da vincere per la filiera bresciana».

L’importante, secondo noi, è che in prospettiva il Paese trovi un chiaro equilibrio tra ibrido, elettrico e termico e che le infrastrutture si facciano trovar pronte all’appuntamento con il 2035, scadenza che porta con sé inevitabili perplessità. L’industria dell’auto infatti non vuole essere messa al muro del full electric, convinta che l’intero mercato non lo vorrà dopo aver fiutato che non tutti i clienti gradiscono una mobilità troppo programmata, quando la quotidianità - sia professionale che nel tempo libero - è sempre più «on the spot», all’istante.

La ricerca

L'indagine è stata realizzata su un campione di 24 imprese bresciane, con un fatturato complessivo di 2,7 miliardi, di cui il 77% direttamente riconducibile alla componentistica per auto, espressione del meglio del comparto. Lo studio arriva dopo il via libera degli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Ue all’accordo politico con l’Eurocamera sugli standard di emissione di CO2 per auto e furgoni che prevede lo stop totale ai veicoli inquinanti (quindi a benzina e diesel) di nuova immatricolazione a partire dal 2035.

E già da questo si comprende cosa attende Brescia: l’11% delle imprese ha dichiarato di non avere in agenda su questo argomento strategie per affrontare il complesso scenario competitivo che si delinea, il 33% del made in Brescia punta alla riconversione della produzione, o - altro 33% - su nuove alleanze. Ecco allora che un ostacolo agli investimenti - secondo Confindustria Brescia e Intesa Sanpaolo - arriva (63%) dall’incertezza tecnologica, seguita a distanza da quella di mercato (33%) in forza dei limiti alla programmazione della mobilità.

Ci sono altri spunti, attuali e di prospettiva nella ricerca: 70,8 imprese su 100 hanno al suo interno uno studio di R&S, percentuale che sale al 77,8% per le grandi imprese del campione in cui il 42% delle risposte arriva da aziende specializzate nel motore, il 33% nelle parti esterne, il 21% in telaio e carrozzeria e sistemi di trasmissione, il 21% nella gestione termica, il 17% nella componentistica per interni e il 13% in quella di componenti per regolazione.

Le prospettive

Chiaro che la transizione ecologica (passaggio dal termico all’elettrico) preoccupa principalmente i «motoristi», con tutto quello che a loro è connesso, non ultimo il rapporto con i fornitori e la loro capacità di stare al passo con la committenza. Si legge nella ricerca: «Per quanto riguarda i fornitori, i vantaggi competitivi che caratterizzano la fornitura nazionale riguarderebbero aspetti piuttosto tradizionali come qualità (82% delle imprese) e flessibilità (71%): peculiarità della manifattura italiana e bresciana, "marchio di fabbrica" riconosciuto a livello mondiale ma non più sufficiente. Infatti, gli elementi riferiti all’innovazione, per questi stessi soggetti, risultano scarsamente considerati (innovazione di prodotto 35%, di processo 29%, organizzativa 6%). Si tratta di un importante segnale di allarme oltre che di debolezza».

Quanto ad accordi possibili Brescia è aperta a sviluppare un sistema di alleanze con altri players per facilitare la riconversione in atto. Bernard Show diceva: «Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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