Economia

Artigiani: poco inclini all’e-commerce, ma a sorpresa molto attivi nei social

L’indagine del Centro Poisa su 500 imprese bresciane. Agliardi e Mattinzoli: «Possiamo crescere ancora»
Consultazione on line
Consultazione on line
AA

Sull’e-commerce sono ancora un po’ restii, ma coi social ci vanno a nozze, o quanto meno hanno acquisito una certa familiarità. Gli artigiani bresciani, soprattutto se sono giovani (di un’età fra i 25 e i 45 anni) hanno capito le potenzialità del mezzo digitale, che permette di ampliare il numero di clienti su scala internazionale ed offre innegabili vantaggi, come la stima immediata dell’andamento delle vendite di beni o servizi e la misurabilità del loro gradimento.

È quanto emerge dall’indagine relativa all’utilizzo dei social media nelle imprese artigiane della provincia di Brescia realizzata dall’Associazione Artigiani, tramite il proprio Centro studi Lino A. Poisa, su un campione di 500 imprese associate che, rileva il presidente Bortolo Agliardi, «offre uno spaccato reale della situazione».

I numeri

Intanto sono cinque i canali più utilizzati: il sito internet dal 65% delle imprese artigiane, Facebook 45%, Instagram 26%, Linkedin 16% e Twitter 3%. Inoltre l’84% degli intervistati dichiara di usufruire regolarmente di Whatsapp, oltre che per l’attività anche privatamente. Il sito web è lo strumento più utilizzato nella meccanica (83%) e nell’alimentare (79%), segue Facebook nell’alimentare (56%) e servizi vari (55%), Instagram nei settori elettrico (33%) e servizi (32%), Linkedin per la meccanica (28%) e per i comparti edilizia ed editoria (al 27%), infine Twitter utilizzato solo dal 3%.

Artigiani Bresciani e Social Media - © www.giornaledibrescia.it
Artigiani Bresciani e Social Media - © www.giornaledibrescia.it

I settori

In sintesi, le attività artigiane mediamente più presenti nei quattro popolari social sono: meccanica (37,6%), editoria (37%), alimentare (36,2%) e tessile (34), che peraltro convergono con i settori che hanno implementato, anche se in modalità ridotta, l’e-commerce. Riguardo quest’ultimo, però, le medesime aziende artigiane hanno indirizzato una parte (o tutto) del loro core business verso la vendita online soltanto nel 6% dei casi ed appartengono ai settori alimentare, tessile, editoria e meccanica. È chiaro che negli ultimi anni, ed in particolare nel periodo del lockdown, così come i consumatori hanno rivoluzionato le modalità di acquisto, anche il mondo artigiano ha cambiato il proprio approccio al canale digitale.

Le imprese hanno iniziato un percorso di comunicazione con i loro clienti non solo fisicamente, ma anche in modalità virtuale. «Sono in particolare i giovani imprenditori artigiani - spiega Enrico Mattinzoli, coordinatore del Centro studi -; le nuove generazioni subentrate nell’azienda paterna, anche grazie a maggiore competenza e conoscenza della tecnica dei social, hanno saputo cogliere le grandi opportunità che offre la rete. Il processo di digitalizzazione delle imprese resta ancora lento rispetto alla media europea, in particolare nelle piccole imprese, impedendo di beneficiare appieno delle potenzialità che il commercio elettronico offre».

Il raffronto

L’Italia si attesta infatti al 24° posto sui 27 Paesi Ue e solo il 10% delle Pmi italiane possiede un e-commerce contro il 17% europeo. «Lo spazio di crescita nella conoscenza e l’utilizzo di questi strumenti è molto ampio nel nostro settore - conclude il presidente Agliardi -. Con l’epidemia abbiamo sperimentato nuove forme di comunicazione e lavoro, come i webinar o lo smartworking, da cui non si torna più indietro. L’innovazione tecnologica è necessaria e anzi sarà una possibilità in più per aprire le porte ai giovani, che hanno una profonda conoscenza del digitale, e per avviare un dialogo tra generazioni diverse».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia