Allarme dalla filiera delle uova: domanda bassa e troppi rincari

Dopo il settore automotive segnato dall'emergenza chip, anche la filiera bresciana delle uova lancia l’allarme. Grandi sono le difficoltà generate da variabili esterne e interne al mercato della produzione di uova fresche da consumo, tali da richiedere con urgenza l’apertura di un dialogo con la Gdo e la ristorazione. La segnalazione arriva dalla società agricola Roberti di Bedizzole, aderente a Coldiretti Brescia, che produce annualmente 220 milioni di uova fresche, dà lavoro a oltre 50 addetti specializzati e collabora con 20 allevamenti distribuiti tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio.
Spiega il titolare Vittorio Roberti: «Viviamo da parecchio tempo una situazione critica: due anni fa un vaccino difettoso ha quasi dimezzato gli animali in allevamento e subito dopo è arrivata la pandemia. Dapprima, la richiesta di uova è stata altissima, poi abbiamo subìto un crollo vertiginoso di domanda sia nella Gdo, sia nel canale ho.re.ca. A ciò si aggiunge la presenza sul mercato di prodotti non di filiera a prezzi molto più bassi e oggi ci troviamo a vendere sul mercato del fresco e verso il canale industriale, con perdite di oltre il 30% sui costi di produzione».
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Ad aggravare lo scenario c'è stato l’aumento dei prezzi delle materie prime, che ha comportato rincari fino al 30% per il mangime (che rappresenta il 58% del costo dell’uovo, prodotto la cui marginalità è già bassa in partenza), oltre ai costi accessori quali imballaggi, trasporti ed energia. Una congiuntura di fattori avversi-pandemia, mercato ballerino e prezzi delle materie prime alle stelle -, ma anche un impegno difforme per la filiera certificata. «Per noi - sottolinea l’imprenditore agricolo -: è fondamentale la valorizzazione della filiera 100% italiana, con un’attenzione particolare al benessere animale e alla sostenibilità ambientale. Garantiamo trasparenza e freschezza attraverso l’etichettatura delle uova; al contempo, incentiviamo l’operato delle numerose aziende agricole a carattere familiare che collaborano con noi. Purtroppo, questo modus operandi non appartiene a tutti e spesso ci troviamo a gestire situazioni che non ci consentono di competere con gli stessi parametri, rischiando di perdere tutto il lavoro fatto finora».
«Nonostante la situazione drammatica - aggiunge la figlia Francesca Roberti, che in azienda si occupa della parte amministrativa -, guardiamo al futuro con speranza e voglia di fare. Nell’immediato sarebbe proficuo aprire un dialogo con la grande distribuzione e la ristorazione, per attuare sinergie che portino vantaggi a entrambe le parti: per loro un prodotto di altissima qualità e per noi un prezzo in grado di sostenerne i costi, sperando che prima o poi tutto torni alla normalità». «Coldiretti è sempre in prima linea nella lotta alla concorrenza sleale - conclude il direttore di Coldiretti Brescia, Massimo Albano -, promuovendo la tracciabilità della filiera e la valorizzazione delle produzioni made in Italy, affinché i consumatori possano scegliere consapevolmente di acquistare prodotti sani e italiani».
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