Economia

Alla Franzoni Filati torna la pace in famiglia

Tre rami della casata acquisiranno l'intero capitale sociale. Annullata l'asta per la cessione del 90% delle azioni
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Alla fine vissero tutti (più o meno) felici e contenti. La saga dei Franzoni, quelli dell'omonimo cotonificio di Esine, registra l'ennesimo colpo di scena. Lo scorso giugno, in seguito ad alcune frizioni sorte all'interno della famiglia, venne ammessa alla procedura di concordato preventivo la loro società capogruppo. Nei giorni scorsi, però, gli stessi soci hanno raggiunto un'intesa di massima che sancisce la «pace» tra i cinque rami della casata di Esine.
Lo conferma l'istanza presentata ieri in Tribunale dal commissario liquidatore della Filoverde, il commercialista Alberto Facella, che chiede la revoca del bando di vendita del 90% delle azioni della Franzoni Filati detenute dalla holding bresciana. In buona sostanza, i soci di maggioranza acquisiranno l'intero capitale sociale della Franzoni Filati, liquidando la quota di minoranza.


Andiamo con ordine. Per mercoledì 10 aprile era fissata l'asta per la vendita delle 576mila azioni della Franzoni Filati. Poco prima di Pasqua, però, diciassette componenti della famiglia camuna hanno sottoscritto un patto che prevede la cessione, da parte di Mauro, Margherita, Maria Lina, Vincenzo, Carla e Chiara Franzoni del corrispettivo pacchetto azionario della Filoverde a Martino, Elio, Michele, Stefania, Maria Grazia, Andrea, Federica, Faustino, Maria Patrizia e Raffaella Franzoni.
Quest'accordo sospende dunque l'asta precedentemente fissata e, nello stesso tempo, fa «decadere» la proposta da 12,5 milioni di euro già avanzata da Vincenzo e Margherita Franzoni. Il concordato preventivo presentato dalla Filoverde presentava infatti un'anomalia rispetto alle solite procedure concorsuali perché la società era stata costretta a ricorrere a questo strumento non per fare fronte a una grave posizione debitoria nei confronti delle banche o dei fornitori, bensì dei soci.
Proviamo a spiegarci meglio: il passivo della Filoverde ammontava a circa 37 milioni di euro, per oltre 36 in capo agli azionisti che tempo fa avevano versato la loro quota di finanziamento. Bene, alcuni di loro, trovandosi in disaccordo con le scelte e le strategie attuate dai vertici aziendali, avevano formalizzato una richiesta di rimborso del loro credito. A metà dello scorso anno, il board della Filoverde ha però ritenuto, verificate le proprie disponibilità di cassa, di non procedere alla liquidazione del debito nei confronti dei soci insorti, ma di ricorrere al concordato preventivo.
Tale procedura ha peraltro permesso alla Filoverde di sospendere due dei tre decreti ingiuntivi presentati dai soci di minoranza (uno di questi era addirittura già diventato esecutivo).


Il concordato della Filoverde ha poi seguito tutto il suo iter normativo e, a gennaio, ha pure ricevuto l'omologa del Tribunale. Successivamente, Alberto Facella ha dato il via alla vendita di tutti i beni posseduti dalla holding, in particolare modo delle 576mila azioni della Franzoni Filati. La prima asta è andata deserta, mentre la seconda non si farà. La storia della Franzoni continua.


Erminio Bissolotti
e.bissolotti@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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