Economia

Franzoni: dalle tensioni ai decreti ingiuntivi

Alcune frizioni tra i cinque rami della casata di Esine mettono ora a rischio il futuro del gruppo. E la Filoverde finisce in concordato.
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La storia imprenditoriale della famiglia Franzoni inizia nel 1962 con la costituzione dell'omonimo Cotonificio di Esine. In cinquant'anni di attività dedicata alla produzione di filati, i cinque rami della casata camuna hanno costruito la loro fortuna (il fatturato medio annuo della Franzoni Filati si aggira oggi intorno ai 40 milioni, ma ci sono stati anni che era del doppio e forse più, facendo dei Franzoni i maggiori filatori di cotone d'Italia e quindi d'Europa), ma sembra che oggi si sia inceppato qualcosa nei rapporti tra soci e parenti.

I buoni risultati economici riportati dal gruppo Franzoni sono anche il frutto dell'esperienza accumulata dalla famiglia in mezzo secolo di attività e tramandata alle nuove generazioni. Nel passaggio, evidentemente, qualcosa non ha funzionato. Lo dimostra una recente sentenza emessa dalla sezione commerciale del Tribunale di Brescia dove il presidente Stefano Rosa ha decretato l'ammissione al concordato preventivo della Filoverde spa, holding del gruppo Franzoni, dopo che questa aveva ricevuto tre decreti ingiuntivi (un provvedimento giuridico attraverso il quale si chiede a un soggetto di adempiere agli obblighi assunti, ad esempio il pagamento di un debito) da parte di alcuni soci.

La Filoverde, titolare del 90% del capitale sociale della Franzoni Filati, da fine maggio è stata dunque affidata dal Tribunale al commercialista Alberto Facella che, in qualità di commissario giudiziale, diventa garante del suo destino. La Filoverde è inoltre partecipata, in quote diverse, da tutti i rappresentanti della famiglia Franzoni. A partire dai soci più «anziani» Vincenzo, Faustino ed Elio, nati rispettivamente nel 1938, nel '33 e nel '28. Ancora non è dato a sapere se e a chi di loro faccia capo il ramo dissidente della famiglia, ma si è scoperto che alcuni mesi fa, tre soci hanno recapitato alla Filoverde tre decreti ingiuntivi chiedendo alla società la restituzione di un prestito messo a bilancio sotto la voce «finanziamento soci».

Il concordato preventivo della Filoverde presenta così un'anomalia rispetto alle altre procedure concorsuali perché la società è stata costretta a ricorrere a questo strumento non per fronte a una grave posizione debitoria nei confronti delle banche o dei fornitori, bensì dei soci. Lo stato passivo della Filoverde ammonta infatti a 37 milioni di euro, oltre 36 dei quali fanno capo agli azionisti che tempo fa avevano versato la loro quota di finanziamento. Il board della Filoverde ha però ritenuto, considerate le proprie disponibilità di cassa, di non procedere alla liquidazione del debito nei confronti dei soci insorti e per questo motivo ha fatto ricorso al concordato preventivo.
Procedura che ha permesso di sospendere due dei tre decreti ingiuntivi (uno è invece diventato «immediatamente esecutivo», riportano fonti vicine alla società) e che consentirà, attraverso la vendita di tutti i beni aziendali (compresi gli immobili e la partecipazione nella Franzoni Filati), il rimborso dei creditori (ossia tutti i soci) nella misura del 37%, quindi in minima parte rispetto al valore reale del finanziamento-soci.

Per ora l'unica offerta giunta a Facella è quella presentata da Elio Franzoni per l'acquisto della partecipazione in Franzoni Filati per 12 milioni.
Erminio Bissolotti

e.bissolotti@giornaledibrescia.it

 

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