Agriturismi, a Brescia l’estate procede con il freno a mano tirato
Un po’ il meteo, un po’ l’economia e molto l’incertezza. La stagione estiva 2025 per gli agriturismi bresciani procede con il freno a mano tirato. Nessun crollo, nessuna crisi, ma il ritmo non è più quello a cui ci si era abituati dopo gli anni del boom post pandemia. La domanda c’è, il lavoro anche, ma manca quell’entusiasmo che aveva caratterizzato le scorse stagioni. A confermarlo è Gianluigi Vimercati, vicepresidente di Confagricoltura Brescia, secondo cui si registrano «lievi segnali di rallentamento».
Le strutture tengono, ma i numeri non sono esaltanti. «Anche nel nostro mondo si sta generando un attimo di allentamento - osserva Vimercati -. Percepiamo tutti che non c’è stabilità, a livello generale ed economico, generando così incertezze e insicurezze sull’annata. E le nostre strutture, che sono di nicchia, sono le prime a risentirne». I dati parlano chiaro: giugno è stato al di sotto delle aspettative, luglio ha visto un tasso medio di occupazione attorno al 60% e agosto ( come sempre) si conferma il mese di punta. Le speranze ora sono riposte in settembre, che potrebbe garantire una buona tenuta, soprattutto se il meteo deciderà di collaborare.
Il punto
Proprio il clima, sempre più imprevedibile e instabile, è uno dei fattori che influenzano le scelte dei visitatori, spesso orientati verso soggiorni brevi, last minute e con prenotazioni dirette. Eppure il comparto agrituristico bresciano è forte, radicato e in costante evoluzione. Brescia è la prima provincia lombarda per numero di agriturismi, con 375 strutture attive, davanti a Mantova (228), Pavia (206), Bergamo (193), Como (174) e Milano (159). Un primato che riflette una cultura dell’accoglienza rurale matura e innovativa. A livello nazionale l’Italia si conferma leader in Europa per numero di aziende agrituristiche e per valore delle attività agricole secondarie, che generano complessivamente 4,4 miliardi di euro.
«L’apprezzamento per quanto offriamo c’è ancora tutto - assicura Vimercati - per la possibilità di relax a contatto con la natura, per vivere esperienze agricole autentiche, per le degustazioni e l’enoturismo. Ma qualche segnale legato all’incertezza e al meteo lo sentiamo. L’annata c’è e il lavoro va bene, ma non è entusiasmante».
È una fase di assestamento in cui le proposte - dal cicloturismo all’oleoturismo - non sono più la novità assoluta e devono misurarsi con un pubblico più esigente e selettivo. A rafforzare la tenuta del settore è il continuo processo di qualificazione dell’offerta. Oggi il 70% degli agriturismi bresciani ha adottato soluzioni per il risparmio energetico, come impianti fotovoltaici e pannelli solari. Il 50% trasforma direttamente i propri prodotti agricoli, vendendoli al 70% in loco e al 30% online tramite e-commerce. Inoltre l’80% delle prenotazioni avviene direttamente, senza passaggi intermedi da agenzie o tour operator: un segnale di fidelizzazione e rapporto diretto con la clientela.
Nuove generazioni
Altro elemento rilevante è il ricambio generazionale, con un’impresa su quattro condotta da under 35. «Anche grazie a Confagricoltura c’è stata una notevole evoluzione nell’accoglienza agricola - aggiunge Vimercati -, in particolare grazie ai corsi di formazione: Brescia oggi è pronta ad accogliere e a fare le cose per bene. Tutte le aziende si sono strutturate con vendite dirette, degustazioni, eventi e tante proposte». Ma ora serve un passo in più sul fronte delle infrastrutture.
«È la struttura singola che accoglie - conclude -, ma se intorno non c’è il territorio che recepisce, diventa difficile fare turismo esperienziale. Chi va in agriturismo o fa enoturismo, chi percorre i cammini o usa le e-bike porta un indotto significativo. Se ne parla moltissimo, ma basti dire che la Franciacorta non è collegata con una ciclabile unica. Dobbiamo tutti insieme fare sinergia per generare economia valorizzando i piccoli borghi e chi ci lavora». Insomma, il sistema agrituristico regge, ma ha bisogno di una visione condivisa per crescere ancora.
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