Colture che proteggono il suolo, una pratica sempre più diffusa

«Nel territorio del Bresciano sono una pratica agronomica sempre più diffusa e prevedono la semina di specifici vegetali, con l’obiettivo di proteggere e arricchire il suolo. Il loro utilizzo è incentivato dalla Pac, ma sono in primis gli agricoltori a riconoscerne il valore per via dei grandi benefici ambientali che apportano». Così Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia, nonché produttore maidicolo, parla delle «cover crops» o «colture di copertura».
Nel Bresciano abbiamo visto, ad esempio, il vigoroso fiorire della senape alla fine della stagione invernale; senape che viene utilizzata per sanare dai parassiti che infestano le nostre colture più tipiche: una su tutte, il mais.
Più opzioni
Vi sono varie essenza erbacee utilizzate come cover crops: si va dalle graminacee più comuni come orzo, frumento o a miscugli di graminacee, alle leguminose (trifoglio, veccia) alla brassicaceae (senape, rafano) o, in alcuni casi, a miscugli di tutte queste essenze. Ovvero le graminacee per la loro azione di protezione alla liscivazione delle sostanze nutritive e dalla erosione; le leguminose per la loro capacità di fissare l’azoto atmosferico nel terreno; le brassicaceae per la loro attività biocida e di controllo degli infestanti.
Buone pratiche
«Sono molto utilizzate – prosegue Garbelli – soprattutto tra i mono-colturisti, che ottengono così molteplici obiettivi: incentivare la valenza agronomica dei terreni e di conseguenza tutelare l’ambiente, tagliare l’impiego di prodotti chimici alleviando il problema dei nitrati, assolvere alla richiesta di rotazione richiesta dalla Pac, integrare il reddito del cerealicoltore e poi, non va dimenticato, si tratta di un procedimento propedeutico alla carbon farming, una pratica che è ancora tutto da sviluppare sul nostro territorio, contribuendo alla mitigazione climatica grazie alla cattura dell'anidride carbonica attraverso la fotosintesi».
La tecnica delle cover crops, tornata in auge con le ultime disposizione agroambientale della Pac, riprende sostanzialmente quanto fatto decenni fa con le colture da sovescio, ovvero colture che si seminavano non per il raccolto ma per essere interrate dando un arricchimento in termini di sostanza nutritive (come con il trifoglio, essendo un’azotofissatrice) e di sostanza organica o, come con la senape, di effettuare efficaci azioni di contrasto contro erbe infestanti e parassiti del terreno. Tuttavia non sempre la cover crop è interrata e per questo il termine «sovescio» è poco calzante. La vegetazione, infatti, può essere disseccata chimicamente e poi trinciata meccanicamente, o solo trinciata con i comuni trinciastocchi. Le «colture di copertura» che si diffondono nella nostra provincia su più di 60mila ettari, consentono, in un periodo di non coltivazione, di intercettare la radiazione solare e catturare gli elementi nutritivi migliorando l’efficienza dell’ecosistema: un ecosistema efficiente richiede meno input per produrre, ossia permette di ridurre i costi di coltivazione.
Da tempo il Condifesa Lombardia è impegnato con alcuni progetti per promuovere un’agricoltura conservativa e rigenerativa che punta sulle cover crops. L’introduzione nel ciclo produttivo di queste colture nelle campagne bresciane contribuisce quindi a migliorare la sostenibilità del processo produttivo perché consente di utilizzare le potenzialità dell’ecosistema a favore della produzione.
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