Addio a Riccardo Parolini, fondatore di Pac e InBre

La letteratura italiana del Novecento vanta anche una serie di romanzi dedicati al mondo della fabbrica e, più in generale, del lavoro. Tra i più significativi di questo filone vi è senza dubbio «La chiave a stella» di Primo Levi. Il protagonista del suo racconto, con cui vinse il Premio Strega nel 1979, è l’operaio specializzato Libertino Faussone: una figura anomala per la produzione culturale di quei tempi.
Tino, che un tempo timbrava il cartellino alla Lancia, gira il mondo a montare gru con un solo attrezzo in tasca: una chiave a stella, che per lui non è semplicemente un amuleto, ma un utensile con cui costruire grandi impianti «fatti bene, affinché durino nel tempo». Probabilmente l’ingegnere Riccardo Parolini teneva nel taschino della giacca una matita anziché un arnese di metallo, ma raccogliendo i ricordi di chi gli è stato vicino, come Tino Faussone la sua vita è stata segnata da una grande passione: «Ogni lavoro che incammino, è come un primo amore». Un sentimento immenso, che neppure la malattia, a cui Parolini ieri si è arreso, gli ha mai soffocato.
La carriera
Nato a Bienno il 6 giugno 1959, una laurea in Ingegneria civile al Politecnico di Milano, insieme al fratello Mario, Riccardo Parolini ha fondato la Pac, una realtà che si è distinta in tutto il mondo per la realizzazione di opere infrastrutturali, anche sotterranee. Tra i loro primi lavori all’estero, la costruzione delle strutture portuali in Guyana nel 1993. Ma tra le altre grandi opere cui ha contribuito la Pac vi sono anche la nuova funivia del Monte Bianco e il tunnel del Brennero, ancora in corso.
«L’ing. Riccardo, oltre a un amato e stimato concittadino, è stato per tutti noi un esempio di competenza e laboriosità, valori profondamente radicati nella nostra Valle – rammenta la sindaca di Capo di Ponte, Ida Bottanelli -. Insieme al fratello, e successivamente al figlio e ai nipoti, ha fondato e guidato un’azienda che ha portato nel mondo opere infrastrutturali di alto contenuto ingegneristico, avvalendosi di maestranze locali che gli hanno sempre tributato stima e affetto, estesi all’intera famiglia. Nel panorama dei grandi industriali bresciani e italiani - conclude la prima cittadina camuna -, l’ing. Riccardo si è sempre distinto per l’acume straordinario, unito alla capacità di esprimere, con poche ma giuste parole, idee di grande valore».
Parolini incarna una cultura imprenditoriale moderna, stimolata dall’innovazione, ma molto rispettosa e legata al territorio in cui opera. «Ha sempre riconosciuto il ruolo sociale dell’imprenditore - evidenziano suoi stretti collaboratori -. E negli ultimi anni promuoveva un coinvolgimento sempre più intenso dei giovani nella vita d’impresa».
Con questi principi ha avuto un ruolo di primo piano nella Fondazione Tovini e nella Finanziaria di Valle Camonica, guidata da Battista Albertani. Al suo fianco, tra i progetti più significativi, è nata Iniziative Bresciane, società quotata a Piazza Affari e da sempre dedita alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con un focus nell’individuazione di siti potenzialmente interessanti e nella gestione di impianti idroelettrici di medie e piccole dimensioni.
Parolini viveva a Capo di Ponte, andava a caccia ed è sempre stato incantato dalle montagne. Il Tino Faussone di Primo Levi non aveva famiglia, ma conservava in sacchetti di plastica la «polvere di stelle» raccolta sui tralicci. Riccardo Parolini invece ha sempre avuto al suo fianco la moglie Monica, i figli Sara e Giovanni e gli adorati nipoti. Una costellazione che rimarrà luminosa anche nel buio del dolore. La salma di Riccardo Parolini riposa nell’abitazione di Capo di Ponte (via Santo Stefano, 2). I funerali si terranno domenica alle 17 nella chiesa parrocchiale di S. Martino.
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