Economia

A Brescia, l’inflazione sale all’8,5%: rincari annui per 2.241 euro a famiglia

Per l’Unione Consumatori siamo la quarta città più cara d’Italia. Balzo del 3,8% per i trasporti
Nella divisione «Casa, acqua, elettricità e combustibili» prezzi in salita del 28,4% - © www.giornaledibrescia.it
Nella divisione «Casa, acqua, elettricità e combustibili» prezzi in salita del 28,4% - © www.giornaledibrescia.it
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Il caro-vita costerà alle famiglie bresciane 2.241 euro in più l’anno, secondo i calcoli dell’Unione nazionale consumatori, che ha stilato la classifica delle città e delle regioni più dispendiose d’Italia.

Brescia, che rispetto al mese di giugno dello scorso anno ha riportato un balzo del tasso d’inflazione dell’8,5%, è la quarta città più cara del Belpaese, preceduta da Trento (+9%, rincari per 2.355 euro a famiglia), Milano (+9%, 2.443 euro) e Bolzano (+9,7%, 2.578 euro). Rispetto al 2021, segnalano dall’ufficio Statistica di Palazzo Loggia, a Brescia gli ambiti che presentano decisi aumenti rispetto a un anno fa sono quelli relativi a «Casa, acqua, elettricità e combustibili» (+28,4%, con alti tassi dell’energia elettrica e del gas) e «Trasporti» (+14,4% con l’accelerazione dei carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati e del trasporto aereo passeggeri).

Non solo.Rispetto al mese precedente si rilevano incrementi dei prezzi superiori alla variazione media generale (ossia dell’1,2% per Brescia) negli ambiti dei «Trasporti (+3,8%, con la crescita del Trasporto aereo passeggeri e della voce carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati), dei «Servizi ricettivi e di ristorazione» (+3,1%, con l’incremento delle classi servizi di alloggio).

L’analisi

L’aumento dei prezzi, spinto dai prodotti energetici ma oramai esteso a tutti i settori, oltre a frenare l’economia ha anche un effetto perverso: impoverisce i meno abbienti, e tocca meno le fasce più ricche. Ad accendere un faro sull’ennesima tegola che colpirà tutte le famiglie italiane è l’Istat, che dà anche i numeri delle disuguaglianze evidenti: l’inflazione a giugno è salita all’8% a livello nazionale, segnando il record dal 1986, ma per le fasce più deboli nel secondo trimestre è al 9,8%, per i più agiati è al 6,1%. L’istituto di statistica spiega che l’accelerazione dell’inflazione nel secondo trimestre del 2022 è determinata in buona parte dai beni energetici ma coinvolge anche beni come gli alimenti e, in misura più contenuta, i servizi.

Ed è proprio questa differenza che alimenta il «differenziale di classe», salito a 3,7 punti percentuali: i beni, come quelli alimentari, incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti, mentre i servizi pesano invece di più su quelle agiate.

Nel dettaglio

Del resto i prezzi degli alimentari sono schizzati a livelli record: l’Istat segnala che i beni del cosiddetto «carrello della spesa» hanno toccato i livelli più alti dal 1986. A giugno i prezzi degli alimentari lavorati sono saliti da +6,6% a +8,1%, quelli dei non lavorati da +7,9% a +9,6%, e il carrello della spesa è salito all'8,2% (a gennaio 1986 era +8,6%). Il Codacons fa i conti di quanto costerà questa corsa dei prezzi che per adesso non sembra fermarsi: sarà una stangata da 2.457 euro annui per una famiglia piccola, e con due figli salirà a 3.192 euro annui.

Federconsumatori invece ha cominciato ad osservare come cambiano le abitudini di spesa: diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce, si scelgono verdure più convenienti, si ricorre alle offerte e ai banchi con i prodotti più vicini alla scadenza, si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa.

Le contromisure

Il Governo, ricorda Bankitalia, ha adottato delle misure per mitigare l’erosione del potere d’acquisto, soprattutto sulle famiglie meno abbienti. Misure che nel complesso «hanno quasi dimezzano l'impatto dello shock inflazionistico sui nuclei a più basso reddito».

Ma l’inflazione non si ferma, e all’orizzonte si affaccia il blocco totale del gas russo. L’Istat sottolinea che è proprio l’energia a pesare di più (da +42,6% di maggio a +48,7% di giugno), assieme ai beni alimentari, ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei trasporti (da +6,0% a +7,2%).

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