Cultura

Winslow a Brescia: pausa dai libri «lascio il posto al prossimo sognatore»

Enrico Danesi
In dialogo con Marcello Fois all’Auditorium San Barnaba, presenta la sua ultima opera e annuncia una sospensione dalla scrittura
  • In San Barnaba l'incontro con Don Winslow per Librixia incontra 2024
    In San Barnaba l'incontro con Don Winslow per Librixia incontra 2024 - New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
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Don Winslow con Marcello Fois, a Brescia: un formidabile scrittore americano, sollecitato da un collega italiano, che ci ha messo passione e ironia per andare oltre i limiti dell’evento promozionale legato al romanzo «Città in rovine», riuscendoci benissimo. Tra i maggiori autori di crime al mondo (forse quello, nel secolo in corso, con il miglior rapporto tra qualità di scrittura e volumi pubblicati), Winslow ha parlato con voce calda e carismatica di letteratura alta e popolare, di rituali e democrazia, di censura e gusti letterari; a stimolarlo con domande mai banali Fois, romanziere sardo, sospinto dalla curiosità del lettore informato e consapevole («Conosco circa l’80 % della sua produzione», confidava).

I classici europei

Fois ha definito così Winslow, nell’incontro organizzato all’Auditorium San Barnaba, sotto l’egida di «Librixia incontra»: «È eccezionale: scrive benissimo e fa continuo riferimento ai classici europei, cosa che lo distingue dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi americani, come si evince pure dall’exergo di ‘Città in rovine’ («Non potevano quindi morire nelle pianure di Troia? E restare sconfitti nella sconfitta?», dal libro VII dell’Eneide di Virgilio, ndr)». Il discorso va subito al capitolo conclusivo - dopo «Città in fiamme» e «Città di sogni» - della vertiginosa trilogia dedicata a Danny Ryan, portuale in Massachusetts e soldato della mafia irlandese, che guida la sua gente nella guerra (perdente) contro gli italiani, per poi fuggire a Hollywood e quindi a Las Vegas, dove finisce per costruire un impero, (quasi) suo malgrado.

Una trilogia che si ispira dichiaratamente all’Eneide (ma qui, e altrove, sono scoperti e rivendicati anche i riferimenti a Iliade, Odissea e Orestea), destinata a finire nel canone della mafia americana al fianco delle opere fondamentali di Puzo, Scorsese, Coppola.

Winslow cita con eguale trasporto Bruce Springsteen, per spiegare che «mi piace la lotta di chi è stato marginalizzato, di chi non smette di sognare, cercare e battersi, anche se deve attraversare le ombre». E aggiunge che il personaggio di Danny gli piace per la sua lealtà, «una qualità che è tutto nella vita». Quindi traccia un bilancio personale: «Sulla riuscita della mia carriera, forse non molti avrebbero scommesso: ho scritto, fatto altro, girato il mondo; poi ho guardato al mio passato e sono tornato a casa, riprendendo a scrivere. Sono soddisfatto: ho lavorato tanto, ma sono stato anche fortunato. Di sicuro ho avuto molto, anche a livello di famiglia, e mi sembrerebbe troppo chiedere di più: è il momento di uscire di scena e lasciare il posto al prossimo sognatore».

Il «fantasma» del ritiro

In tal modo, Winslow evoca il «fantasma» che aleggia sull’incontro, il suo annunciato ritiro dalla letteratura; tema al quale non si sottrae, sebbene appaia meno definitivo che in altre occasioni (per la gioia di Fois e del pubblico): «Al momento ci sono altre priorità. Devo combattere, contro Donald Trump: non voglio trovarmi a dovere scrivere un necrologio sull’America che perde la democrazia. Abbiamo una strategia su come approcciare le elezioni di novembre, e non passa attraverso un libro. Ma un giorno, magari, tornerò a scrivere».

Si racconta come lettore: «Sono eclettico. Adesso, dopo vent’anni, sto rileggendo "Il circolo Pickwick" di Dickens e trovo che sia magnifico. Ma leggo anche tanta letteratura di genere, crime e tanta storia». Non ama le censure, e nemmeno le auto-censure che vogliono assecondare il politicamente corretto: «Lasciamo che i giovani leggano ciò che vogliono, non sottovalutiamo la loro capacità di comprendere differenze e sfumature. So di non dire nulla di originale, ma quando entra in gioco la censura, si comincia con i libri e si finisce con le persone».

Confessa di non seguire rituali scaramantici nella scrittura, ma di essere abitudinario: «Mi alzo ogni mattina alle 5, faccio un’abbondante colazione bevendo caffè italiano, leggo il giornale. Poi scrivo fino alle dieci. Quindi cammino o nuoto, a seconda di dove mi trovo, poi di nuovo sotto con il pc fino al tramonto: scrivo molto, affinché alla fine qualcosa rimanga».

C’è tempo per un siparietto con l’attrice Lella Costa, presente in platea, che sta recitando in «Otello» al Teatro Sociale: scatta il feeling con Winslow, che si diletta a dirigere pièce da Shakespeare per beneficenza («Macbeth», nel suo caso), in California. Poi l’immancabile firmacopie per molti dei 250 presenti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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