Viadellironia: nuovo album con Cesareo ed Edda e cameo di Peaches dal Canada

Tra apollineo e dionisiaco, dunque strizzando l’occhio a Hesse e Nietzsche, ma con attitudine pop, carica rock e obbiettivo fissato sull’attualità. È il mood contaminato e irriverente di «Boccadoro», il nuovo singolo della band bresciana «all women» Viadellironia, disponibile da oggi in radio e sulle piattaforme digitali di acquisto.
Cantautorato in abito rock, come da cifra stilistica che si conferma canzone dopo canzone, per un brano che la stessa band ha definito «luminoso, triste e bizantino», puntando su aggettivi in apparenza contrastanti, ma che ne inquadrano perfettamente la natura composita e cangiante. A partire dal testo malinconico in contrasto con una musica per certi aspetti leggera, va infatti in scena una «contrapposizione tra ingredienti musicali, che esprimono una limpida infelicità». Il singolo anticipa un album di inediti, «Il desiderio che mi frega», in uscita il prossimo 21 aprile: nove canzoni, tutte composte dalla band e prodotte da Davide Luca Civaschi (noto ai più come Cesareo di Elio e Le Storie Tese), con l’eccezione di «Tu Mai», che è opera di Edda (già voce dei Ritmo Tribale).
Sia Cesareo sia Edda sono ritorni importarti per le Viadellironia: il primo ha infatti prodotto il loro album d’esordio «Le radici sul soffitto», mentre il secondo le ha accompagnate alla voce nel bellissimo brano «Ho la Febbre». Il disco vanta pure (in «Sodoma in cielo») un cameo di caratura internazionale: quello di Peaches, musicista canadese nota per il suo eclettismo e per il modo in cui racconta l’identità di genere attraverso la propria musica. Abbiamo parlato con Maria Mirani, autrice e cantante di Viadellironia.
Maria: c’è Boccadoro nel titolo e nel testo («... che contratta col Signore per un’orbita diversa, perché questa calpesta il cuore...»), mentre Narciso compare di sfuggita. Per esprimere una preferenza verso il dionisiaco?
Anche: la citazione è in effetti abbastanza pop... In origine c’era una canzone pure su Narciso, ma non ci convinceva, forse sarebbe stato un passaggio perfino troppo scontato. Per certo, questo brano ha molto a che fare con la corporeità, mette a fuoco il rapporto con il corpo, in una prospettiva femminile.
Come?
«Boccadoro» è la tristezza di vedere che non possiamo sfuggire a quel potere che decide come devono essere i nostri corpi. Siamo donne, ci dibattiamo, gli facciamo la guerra. Ma alla fine restiamo nell’attesa, paziente e discreta, che questa autorità semplicemente sfiorisca, ci lasci in pace. Preghiamo, come Santa Caterina (notoriamente, la più magra tra le sante), che da quella sfioritura nasca finalmente un nuovo mondo, libero, dorato e dolcissimo.
La definizione che ne date è «luminoso, triste e bizantino»...
Sul piano musicale, è un brano semplice a livello armonico e di melodia. Più in generale, segue l’idea figurativa bizantina di affastellare materiale diverso, allo scopo di far affiorare i simboli, rendendoli immediati e pur sempre evocativi. C’è altro, sotto la superficie, ma spero che si percepisca la malinconia consapevole che pervade il brano.
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