Cultura

«Nel cinema di Fassbinder ho trovato l’atteggiamento artistico a cui aspiro»

Parla la bresciana Maria Mirani, autrice di un libro in cui analizza la figura e l’opera del regista tedesco scomparso 40 anni fa
Il regista. Rainer Werner Fassbinder (a destra) con l’attore Brad Davis sul set del film «Querelle de Brest» (1982)
Il regista. Rainer Werner Fassbinder (a destra) con l’attore Brad Davis sul set del film «Querelle de Brest» (1982)
AA

Quarant’anni fa ci lasciava, a soli 37 anni, il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, prodigio espressivo e autore di un prorompente quanto denso corpus di opere: 44 titoli, tra film e serie per la tv. Un’eredità che rappresenta un universo creativo da riscoprire e valorizzare. Per farlo, ci viene in soccorso un libro: «Rainer Werner Fassbinder - Una luce dal di dentro», scritto dalla nostra concittadina Maria Mirani, giovane artista e musicista, voce dell’apprezzata band Viadellironia.

Pubblicato da Bietti Edizioni, il testo cattura l’essenza della filmografia del cineasta grazie a una prospettiva d’analisi ricca di rifrazioni, offrendosi come prisma per decodificarne lampi musicali e filosofici. È in uscita domani - ricorrenza esatta dell’anniversario della scomparsa - ed è prevista una presentazione del volume con l’autrice, alle ore 18, in diretta Facebook sulla pagina dell’editore. Nel frattempo, al cinema, la casa di distribuzione Viggo celebra il regista sia con il lancio del documentario «Fassbinder» di Annekatrin Hendel, sia riportando in sala in Italia cinque suoi film.

Musica e cinema. La bresciana Maria Mirani, voce di Viadellironia // FOTO DANIELE DI CHIARA
Musica e cinema. La bresciana Maria Mirani, voce di Viadellironia // FOTO DANIELE DI CHIARA

Maria, che rapporto ha con il cinema e da dove nasce la sua fascinazione per Fassbinder?

Parallelamente agli studi al Conservatorio mi sono diplomata in pittura e in cinema all’Accademia di Brera, in particolare interessandomi di animazione. Tra gli autori che intercettavano le istanze estetiche che andavo ricercando, la scoperta del cineasta tedesco è stata una rivelazione: nella sua grande densità semantica ho trovato il corredo di segni che inseguivo da tanti anni. Tutto confluisce nella sua opera: a livello musicale, di inquadrature, di densità di fonti. È proprio l’atteggiamento artistico al quale aspiro.

Pensando all’alchimia tra cinema e musica, in che relazione pone la sua indagine critica rispetto all’esperienza da autrice e performer musicale?

Nella critica cinematografica apprezzo l’approccio «anatomico», che disseziona il film. E del cinema tedesco amo il fatto che richieda uno sforzo, perché non ho mai pensato che l’impegno sia un peso nell’approccio all’arte, piuttosto è una risorsa. Con Viadellironia facciamo pop, ma a livello testuale ricerchiamo spesso stratificazioni di senso. Proust diceva che «in certe voci sedimenta il pensiero», cosa che ritrovo nell’afflato artistico di Fassbinder e che perseguo in ambito creativo.

Nel libro la costruzione cinematografica, oltre che riflettersi nella musica, prova talvolta a specchiarsi nella progettualità architettonica...

Ho sussunto l’ambito del gotico, facendo un parallelismo con il cinema di Fassbinder, perché mi pare che per raccogliere gli elementi di verità di alcuni autori si debba fare un passaggio all’interno di altre forme espressive. La luminosità diafana dei suoi film, ad esempio, è molto spirituale e simile a quella di alcune cattedrali gotiche. In quella stessa luce ho intercettato un’affinità con quel dissidio tra spirito e corpo che il regista sottolineava, affermando che «il corpo non smette mai di rendersi disgustoso nei confronti dello spirito», attitudine sancita anche dal suo atteggiamento autodistruttivo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato