Al Teatro Grande un libero e inspirato «Cantico dei Cantici» in danza

Concettuale, non semplice, molto elegante. Lento, lentissimo: una prova di resistenza e pazienza per Stefania Tansini che l’altra sera ha interpretato nella Sala Palcoscenico Borsoni del Teatro Grande un’opera coreografica che ormai possiamo definire storica. Alla performer è stata infatti affidata l’esecuzione di «Tu non mi perderai mai», lavoro del 2005 di Raffaella Giordano che è stato qui ripreso fedelmente. Fedeltà che è inevitabilmente messa alla prova, dato che l’artista in scena è proprio un’altra performer, un’altra persona, un’altra anima. Tuttavia, l’emozione finale è palpabile tanto tra il pubblico quanto sugli occhi della stessa Tansini: gli applausi sono stati lunghi, segno che in tre quarti d’ora la giovane performer - come sempre intensa in ogni minimo movimento - è riuscita a trasmettere ciò che Giordano aveva in mente già vent’anni fa.

«Tu non mi perderai mai» è un’opera liberamente «inspirata» dal «Cantico dei Cantici». Quel «liberamente» racchiude molto: la pièce è misteriosa, ammiccante, volutamente criptica, e gli appigli non sono molti. Ci sono gli abiti indossati da Tansini, quotidiani e moderni. Le luci che in qualche modo suggeriscono cicli solari e lunari. E un piccolo lembo di terra che solo a un certo punto viene sporcato e scompigliato.

Presenza e assenza

Lo stesso vale per «inspirata»: Giordano, nel 2005, aveva respirato a pieni polmoni la poetica del «Cantico», traslando la poesia in una dimensione fisica che allo stesso tempo ha molto di metafisico. C’è molta assenza, così come c’è molto invisibile. Essendo un assolo, Tansini è infatti sola in scena. Ma a volte sembra quasi di intuire un’altra presenza, come l’amato o l’amata evocato proprio nel «Cantico».

La scelta di mettere in scena quest’opera in Sala Palcoscenico Borsoni è azzeccata. Non solo perché il lavoro comincia dal pubblico e con il pubblico, con la performer che si alza da una delle sedute. Ma anche perché il tappeto così vicino permette di scrutare meglio ogni leggero, misurato e lunghissimo movimento.