Segre protagonista alla Prima della Scala: applausi e poca politica
In una Prima caratterizzata da una presenza esigua della politica – unica volta con un solo ministro presente, almeno negli ultimi due decenni, a parte l'anno del Covid – la senatrice a vita Liliana Segre è stata di nuovo protagonista all'inaugurazione della stagione lirica della Scala.
Al suo ingresso nel palco centrale, dove per il terzo anno consecutivo ha preso il posto che normalmente spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è infatti stata accolta dal pubblico con un applauso.

Nessuna protesta
Le proteste ProPal sono rimaste fuori in piazza. Nessun grido in sala «Palestina libera» come invece era successo lo scorso 4 maggio ad un concerto in occasione della riunione a Milano dell'Asian Development Bank, alla presenza della premier Giorgia Meloni, quando a urlare fu una maschera poi licenziata (licenziamento illegittimo, ha decretato il tribunale del Lavoro). Nessun «Viva l'Italia antifascista» gridato due anni fa, a governo da poco insediato.
Questa volta a tenere banco è stato soprattutto il titolo della Prima, «Una lady Macbeth del distretto di Mcensk», opera moderna e cruda (Sostakovic la scrisse nel 1934, e poi ricevette gli strali di Stalin che se ne andò indignato prima della fine di una rappresentazione nel 1936) e la regia di Vasily Barkhatov con scene, previste dal libretto, di stupro e violenza (tanto che il teatro ha messo un avviso sui tablet con i sottotitoli).
Perplesso dalla scelta il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone «perché stride molto con i valori di rispetto delle donne». Ma molto meno il resto del pubblico, a partire dal ministro della Cultura Alessandro Giuli che l'ha definita «ormai un classico» e dalla senatrice Segre, che, pur ammettendo che l'opera è «piuttosto scandalosa», ha detto: «Ho sempre interesse a quello che vedo alla Scala, che sento», liquidando l'amore che il pubblico del teatro le tributa con un «sono io che voglio bene alla Scala».
Verso le Olimpiadi invernali
Poca politica? «Ce ne faremo una ragione, noi viviamo bene anche da soli....» ha replicato il presidente della Lombardia Attilio Fontana parlando una prima «pre olimpica», visto che fra meno di due mesi proprio qui si inaugureranno i Giochi invernali, anche lui nel palco centrale con ministro Giuli e i vicepresidenti di Senato e Camera Gian Marco Centinaio e Anna Ascani, carica principale nel palco centrale il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso. Mentre in altri palchi si trovavano il sottosegretario alla Cultura Gian Marco Mazzi, quelli all'Economia Federico Freni e Licia Albano.
La Scala, ha aggiunto il sindaco Giuseppe Sala, non ha perso il suo fascino «anzi, a livello internazionale va sempre meglio». Preoccupati però i sindacati, a partire dalla Cgil che oggi è scesa in piazza protestando contro la situazione dello spettacolo e le ingerenze della politica nelle nomine, con alcuni professori d'orchestra e coristi della Scala ad intonare il «Va', pensiero» e l'intervento di alcuni lavoratori della Fenice, in mobilitazione contro la nomina a direttrice musicale di Beatrice Venezi. «Il pubblico è decisamente meglio che non esiga un controllo totale sulla direzione dei teatri d'opera e di prosa», ha osservato Sala, mentre il sovrintendente Fortunato Ortombina si è limitato a fare gli auguri di «buona stagione a tutti i teatri, anche a chi è più in difficoltà di noi. Ci sono orchestre che rischiano la chiusura».
Ma per stasera ci si gode il successo della Prima, senza polemiche e con poca politica.
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