Cultura

Savoldelli, voce da Zar alla conquista della Russia

Il jazzista bresciano è in tour tra Hong Kong e la Cina, dove sta raccogliendo ottimi consensi. Presto concerti in Russia
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Si definisce un camuno doc, il pisognese Boris Savoldelli, ma forse ultimamente si sta trasformando in «zar». Zar Boris. Perché non capita spesso che un artista italiano -ad esclusione di cantanti melodici come Albano e Romina o Toto Cutugno che, in Russia, sono considerati idoli assoluti - riesca ad aprirsi la strada verso l’Oriente.
 
Savoldelli in queste settimane si sta esibendo in Cina e in Corea, poi ritornerà nella sua seconda patria musicale, la Russia, dove un cittadino borghese medio va a teatro quattro volte al mese: da noi sarebbe pura fantascienza. Non stiamo parlando di furbetti indipendenti che si credono fenomeni quando annunciano in pompa magna tour all’estero senza specificare la location, salvo poi far perdere le proprie coordinate. Savoldelli, per capirci, all’estero si esibisce nei teatri o nei grandi festival. È un eccellente vocal perfomer di personalità, un acrobata della voce, riconosciuto da testate giornalistiche di tutto il mondo, con un background prima di studi classici e successivamente di matrice jazz, senza dimenticare le origini come rock singer. 
 
Savoldelli ci spiega come è iniziata la sua avventura: «Con l’uscita dell’album "Insanology" (che vide il prezioso contributo, in due brani, di Marc Ribot) per sola voce e looper, a New York Leonardo Pavkovich chiese un centinaio di copie per farmi conoscere dagli addetti ai lavori. Ebbene, riuscì in questo modo a fissarmi date live in Usa, ma soprattutto in Russia. Tutto in crescendo. Tra l’altro lì tornerò a novembre per il mio ottavo tour, prima in coppia con il chitarrista bresciano jazz Walter Beltram (che oggi vive a Madrid), dopo porterò avanti un bel progetto con il pianista russo Gennady Fillin». 
 
E ora che stai facendo? «Sopo aver pubblicato Electric Bat Conspiracy no iniziato il tour tra Hong Kong e la Cina, per proseguire in Corea del Sud, partecipando a prestigiosi festival internazionali, tra questi il Jarasum Jazz Festival». Qualche numero per offrire informazioni su questo vocalist dall’aria apparentemente tranquilla: nell’ultimo tour in Russia Boris ha toccato 16 città e svolto 17 concerti in 19 giorni, percorrendo 23 mila km.
 
In tutto però si è esibito 130 volte in 75 città (4 volte a Perm, negli Urali), oltre al DoDj festival di Kiev, l’Enijazz festival a Krasnoyarsk, al Rachmaninov (festival di Tambov). Senza contare l’altro Continente, quello americano: Harlem, Seattle, Boston, New York, San Paolo. Ormai ha imparato ad essere un collaudato imprenditore di se stesso, oltre a un artista esportabile con all’attivo parecchi album e collaborazioni prestigiose. Ci spiega la sua originale tecnica jazz.
 
«Sviluppo brani eseguiti solamente con la voce - conclude Savoldelli -, che eseguo anche dal vivo, grazie al loop station. In pratica sovrappongo frammenti ritmici e armonici. Quando mi esibisco all’inizio gli scettici storcono il naso, poi si ricredono; il mio concerto è eseguito quasi esclusivamente con voce». Anche Stefano Bollani lo apprezza, tanto da invitarlo alla trasmissione «Sostiene Bollani» per un duetto. A Brescia lo apprezzano in tanti, ma i numeri latitano… Lo zar Boris non è sempre profeta in patria, ma all’estero si sfregano le mani.
 
Andrea Croxatto
 

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