Cultura

Santamaria a Brescia: «Qui ritrovo la bellezza del film in sala»

L’attore ospite alla multisala Oz ha parlato dell'ultimo lavoro di Mainetti «Freaks out»: «È un film complesso, ma vi conquisterà»
CLAUDIO SANTAMARIA ALLA OZ
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La sala 7 della Multisala Oz di Brescia è quasi completamente esaurita. Gli applausi scroscianti. Claudio Santamaria, tra i più amati attori italiani, ringrazia e saluta con affetto il pubblico, che lo attende per la proiezione di «Freaks out», l’ultimo lavoro interpretato dall’attore romano, uscito nelle sale da due settimane: «Eccomi qua, sta a voi scoprire chi sono nel film, vi anticipo che non sono quello con le trecce», scherza l’attore, poco prima della proiezione del film.

«È stato un lungo cammino - racconta ai suoi fan il protagonista di "Lo chiamavano Jeeg Robot" - nel frattempo sono successe molte cose e mi sono anche sposato». «Questo film - aggiunge - è un kolossal, con oltre 1.400 effetti digitali, ed è stato davvero di difficilissima lavorazione». Il lungometraggio, pieno di citazioni (da Spielberg a Quentin Tarantino, da Méliès, citato all’inizio con un meraviglioso Giorgio Tirabassi, a «ET») ha avuto una lunga gestazione: tre anni di lavorazione, due di post produzione, più di un anno di stop forzato per la pandemia.

  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
  • Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria
    Le immagini della presentazione di «Freaks Out» con Claudio Santamaria

«Nella fase di pausa per il Covid - spiega Santamaria al pubblico bresciano - il regista, Gabriele Mainetti, è stato corteggiato da molte piattaforme, ma ha resistito ed ha rinunciato a molto denaro. Sapeva che questo film era scritto apposta per il grande schermo e per questo non ha ceduto alle lusinghe ed ha voluto arrivare nelle sale». Per l’attore romano è un periodo molto intenso: chiusa la parentesi della pausa per la pandemia, Santamaria ha finalmente ritrovato il contatto diretto con il pubblico. «Non ho mai fatto così tante presentazioni in vita mia - ci dice appena prima di entrare nella sala 7 della «Oz» -. Dobbiamo riabituarci al meraviglioso rituale collettivo del cinema, stimolare la gente a tornare in sala, e questo è il modo migliore».

 Sei anni dopo, si ricostituisce dunque il binomio con Gabriele Mainetti, autore e regista di «Lo chiamavano Jeeg Robot», che nel 2015 ha sbancato i botteghini e conquistato la critica, grazie anche all’interpretazione di un Claudio Santamaria che era ingrassato di molti chili per l’occasione: «Tornare a lavorare con Gabriele - racconta ancora l’attore romano, che nel 2015 proprio con «Lo chiamavano Jeeg Robot» ha vinto un David di Donatello come miglior attore - è stato estremamente interessante. Mi piace molto girare con Gabriele, si mette sempre in gioco e alza ogni volta l’asticella, non si accontenta mai. Lo conosco da una vita, dai tempi della scuola di recitazione, ormai sono passati 25 anni».

Il film, un dark movie che pesca anche in Tim Burton, è un affresco epico, che racconta la storia di quattro personaggi stravaganti con un legame speciale, infarcito di effetti speciali ed è stato realizzato con un budget di 13 milioni. «È un film complesso, spero che vi piaccia - conclude Santamaria -. In Italia non esistono altri lungometraggi simili, con così tante scene epiche ed effetti speciali straordinari».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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