Cultura

Sanremo 2022, le pagelle del GdB della seconda serata

Seconda infornata di artisti all'Ariston - 13 quelli che si sono esibiti ieri. Elisa esce incoronta
Appalusi a Elisa -  © www.giornaledibrescia.it
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Con l’esibizione degli altri 13 cantanti, si completa il quadro dei 25 Artisti in gara.
 

SANGIOVANNI - «Farfalle»
«Amici», quest’anno, piazza Sangiovanni. Che incarna perfettamente l’idea di Festival 2022 che Amadeus aveva in testa: la leggerezza come uscita dal tunnel (anche psicologico) della pandemia, canzoni scritte per le radio e lo streaming. Le «Farfalle» pop-dance del vicentino Damian, tra assoluta contemporaneità e iniezioni di ital-disco anni ’90, svolazzeranno certamente sino alla bella stagione. Ed è già... il veneto caldo dell’estate.
 

GIOVANNI TRUPPI - «Tuo padre, mia madre, Lucia»

L’esordiente napoletano dovrebbe impersonare il cantautorato più nobile, anche se presentarsi in canottiera non è certo da Aristo(n)cratico. Si fa aiutare, lui mediterraneo, dal Pacifico. E da Niccolò Contessa de I Cani. Ha già vinto il premio Lunezia, spera (a nostro avviso inutilmente) in quello della Critica. E ce la può fare, a finire in quella parte di classifica in cui si può dire che l’ingiustizia non è uguale per tutti.

LE VIBRAZIONI - «Tantissimo»
Al microfono c’è la brutta copia di Francesco Sarcina. Sulla cassa della batteria, invece, l’immagine di Stefano D’Orazio. Un omaggio all’ex Pooh scomparso. Ma anche un indizio. Perché la quota rock che la Società per Vibrazioni dovrebbe rappresentare non è da duri e puri bensì innervata da tastierismi pop e persino dalla dance. E se i Måneskin sono sbarcati in America, qui rimaniamo al massimo in... Europe.

EMMA - «Ogni volta è così»
Eh sì, ogni volta è così. Un esame di EmMaturità. Perché la Marrone il Festival l’ha già vinto, esattamente dieci anni fa. Eppure, sembra sempre destinata a dover dimostrare qualcosa, prima di tutto a se stessa. Qui - sfogando alla fine le lacrime - celebra un’altra alleanza tra donne (con Francesca Michielin che dirige l’orchestra). Dimostra di essere cresciuta e ha un pezzo in crescendo. Ma crescerà, nel tempo, anche la canzone?

MATTEO ROMANO - «Virale»
TikTok, chi bussa? I più pensavano che il Matteo romano famoso fosse Berrettini, come certificato anche l’altra sera. Ma poi bisogna tenere presente pure lo status social. E, sotto questo profilo, c’è un Romano virale. Zampini e zamponi sono quelli di Federico Rossi (Benji e Fede) e Dario Faini (Dardust) e quasi non ti accorgi, tra effetti e un poco di ritmo, che questa è «solo» una ballata pop.

IVA ZANICCHI - «Voglio amarti»
Non casta d’Iva, la canzone di una prorompente Zanicchi dedicata al sesso senile. Chi gode s’accontenta. Mentre a noi sembra di assistere (a dispetto della standing ovation alla platealità e alla carriera) ad un documentario in bianco e nero sulle balere.

DITONELLAPIAGA e RETTORE - «Chimica»
Non per mettere Il dito nella piaga, ma fa bene Margherita Carducci a non scomodare ipotetiche parentele con poeti da banchi di scuola e ad usare un alias: lei e Rettore fanno certi versi... Cantarle per le rime alle suore sembra più un modo per cercare la polemica a tutti i costi che per affermare di avere in comune il non senso del pudore. È forse perché il pezzo vorrebbe far scatenare, ma non riesce, invece, a decollare davvero?

ELISA - «O forse sei tu»
Se c’è stato il Mattarella-bis, perché non pensare anche al Toffoli-bis? Ventuno anni dopo, Elisa ci riprova, anche per lanciare un album intitolato, non a caso, «Ritorno al futuro». Siamo o non siamo al Festival della canzone? Ebbene: quella della friulana è «la» canzone. E tutto sembra realmente avviato verso una sfida tra Blanco e la Signora in Bianco.

FABRIZIO MORO - «Sei tu»
Una canzone d’amore. E una canzone da Moro (ma, un po’, anche da De Gregori e da Vasco e da...). C’è troppa concorrenza in giro, perché Fabrizio possa vedersi nuovamente sul gradino più alto del podio. Eppure, è proprio con questa ballad a voce spiegata che il cantautore riverbera piena credibilità artistica anche sulla vittoria che nel 2018, in coppia con Ermal Meta, venne accompagnata da forti polemiche. Composta per la colonna sonora del suo film «Ghiaccio», «Sei tu» diventerà una colonna portante del repertorio.

TANANAI - «Sesso occasionale»
Alberto Cotto Ramusino si tenga strette le origini milanesi: meglio «piccola peste» che il significato al di qua dell’Oglio del suo soprannome. Fiorello se ne è andato con la pistola termoscanner, e lui può salire sul palco anche se canta «c’ho 38° in corpo». Ma, stonato come di più non si potrebbe, non riesce a risultare febbri-eccitante. E di occasionale potrebbe rimanere solo questo suo passaggio all’Ariston.

IRAMA - «Ovunque sarai»
Il «da remoto» è passato. Stavolta, Irama può mettersi alla prova in pubblico anziché dover mettere in pubblico la prova. Sfrutta l’occasione con una ballatona «da Ariston», modernizzata quanto basta. La dedica ad una persona che non c’è più aggiunge un senso di verità che, dal vivo, si sente. L’appoggio della rete (intesa non come quella che s’è messo addosso...) farà il resto. E questa canzone sarà ovunque.

AKA 7EVEN - «Perfetta così»
AKA, nisciuno è fesso. Come la maggior parte dei figli di Maria arrivati in finale ad «Amici», anche Luca Marzano non è privo di qualità. Ma è il brano (altro nutrimento per l’ossessione radiofonica di Amadeus) ad essere troppo costruito e «furbo» per meritare il voto contenuto nell’alias. 5½even.

HIGHSNOB e HU - «Abbi cura di te»
Se il copione l’avesse scritto Genovese, e non un sanremese (ormai) acquisito, questi sarebbero «Perfetti sconosciuti». Dovrebbero diventare i Coma_Cose 2022, ma l’unico segno apparente è quello dei tatuaggi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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