Mercadini: «Con Shakespeare tolgo la maschera alla verità della vita»

Quanti personaggi mitici ha inventato Shakespeare: dal principe Amleto al Re Lear, da Lady Macbeth a Falstaff, da Romeo e Giulietta a Jago e Otello, e poi Cleopatra e Antonio, Giulio Cesare, Riccardo III... Amore e odio, realtà e immaginazione, ragione e follia... Ma come parlare di Shakespeare, del suo tempo, di tutto il suo teatro – l’universalità delle opere, la modernità dei personaggi, l’introspezione psicologica – senza annoiare? L’autore-attore, narratore, scrittore, poeta e divulgatore Roberto Mercadini ha trovato la formula vincente: raccontare Shakespeare attraverso le parole che il massimo autore della letteratura inglese fa pronunciare ai suoi personaggi.
Con «La più strana delle meraviglie», in scena venerdì sera alle ore 20.45 al Teatro Marconi di Calcinato, Mercadini riparte da quelle stesse frasi che già da sole sembrano dire tutto. E di fronte alle quali alle volte si pensa: «il resto è silenzio», che, per l’appunto, è una frase di Shakespeare. E lo stesso anche «Ma questa è la più strana delle meraviglie!», l’esclamazione con la quale Orazio si rivolge ad Amleto dopo aver visto il fantasma del re. Abbiamo intervistato l’attore-autore.
Mercadini, i suoi monologhi spaziano dalla Bibbia ebraica all’origine della filosofia, dall’evoluzionismo alla felicità. Da dove nasce l’idea di un monologo «da e su Shakespeare»?
«Questo spettacolo mi è stato commissionato anni fa quando non avevo ancora una notorietà nazionale. Per molto tempo ho lavorato su commissione, così ho accumulato molti spettacoli che avevo avuto modo di portare in scena poche volte. Uno dopo l’altro li ho ripresi, li ho tirati a lucido e li ho portati in giro per l’Italia».
Questo l’ha definito un monologo a cento voci...
«Sì, i personaggi mi servono per spiegare Shakespeare. Cioè, lo spettacolo non è un riassunto delle sue opere, ma è un discorso, una tesi su Shakespeare, che io dimostro attraverso i suoi brani, le sue citazioni».
Da quale idea è partito?
«Questa è la mia lettura: secondo Shakespeare, noi non vediamo la verità, la vita in modo diretto perché la verità è sempre un po’ mascherata. L’arte, però, ha il potere e ha il dovere di strappare via questa maschera, togliere questo velo e mostrarcela, farcela toccare, magari anche solo per qualche istante. Shakespeare è un mondo a tinte forti».
Qual è la sua opera preferita?
«“Amleto”, anzitutto per gli attori che entrano nel castello di Elsinore e provano un’opera, inserendo un elemento teatrale. “Amleto” è la prima opera che ho visto di Shakespeare: ero ragazzino, mi sorprese, capivo tutto, mi affascinava. Poi è sì una tragedia, ma c’è anche molta ironia.
Lei racconta storie che contengono storie che contengono altre storie, a volte sopra un palcoscenico, a volte in video, a volte dentro un libro. E in televisione? Com’è l’avventura in veste di ospite fisso di «Splendida Cornice» con Geppi Cucciari?
«Geppi Cucciari è una persona molto generosa, sono molto contento di essere tornato anche quest’anno. La mia attività principale è il teatro e scrivere libri, la televisione è un bellissimo gioco».
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