«Queen At The Opera»: una spettacolare playlist che scatena la platea
Grandi canzoni, performance di rango, potenza (e qualità) di suono, emozioni: una scorpacciata di Queen, dentro uno show spettacolare, che ha attirato 1600 persone, pronte a spellarsi le mani. La formula non è esattamente quella del tributo, perché gli arrangiamenti sono originali, mentre le dimensioni dello spettacolo - in scena ieri al Gran Teatro Morato di Brescia - sono tali, e così varia la composizione del cast artistico, che la proposta assume una veste singolare, realizzando una combinazione travolgente di rock, musica sinfonica e (bel)canto.
In puro stile Queen, appunto. «Queen At The Opera» è d’altronde un live vero e proprio, corredato da una corposa componente visuale (la quale non attiene mai direttamente a Freddie Mercury & Co., immaginiamo per una questione di diritti), che porta in scena una trentina di canzoni della band britannica, una playlist di hit che si concede anche gustose riscoperte («Tie Your Mother Down», «Love of My Life», «No One But You»). La line-up è di notevole ampiezza e varietà, per cui si intrecciano la delicatezza degli archi e le vibrazioni dei fiati, rutilanti riff di chitarra, ritmiche battenti e magiche progressioni vocali: tutto ciò in virtù di un’orchestra sinfonica di venti elementi diretta da Piero Gallo, una rock-band, quattro voci «leggere» (i «veterani» Luca Marconi e Valentina Ferrari, cresciuti a pane e musical; le nuove leve Alessandro Marchi e Luana Fraccalvieri), insieme a un soprano lirico dal timbro squillante come Giada Sabellico.
Si entra in clima con «One Vision», «A Kind of Magic», «Headlong», «My Bicycle Race»: sicurezze che creano atmosfera ed esplicitano la confezione. Poi la prima sorpresa, con «The Fallen Priest», dalla produzione solista di Mercury, rappresentata in seguito anche da «Barcelona» e «Guide Me Home». È Valentina Ferrari (che gli stessi Queen scelsero per interpretare Killer Queen nelle date italiane di «We Will Rock You») a cimentarsi come voce principale in «Who Wants To Live Forever»: scelta azzeccata, nonché rispettosa di un pezzo lancinante che Mercury, inimitabile, ha reso immortale. Marconi interpreta invece «Don’t Stop Me Now» partendo dalla platea, che si scatena, e apprezza forse ancor più «Innuendo», armonizzata in maniera strepitosa, così tumultuosa da richiedere addirittura tempesta e fuoco anche in video.
Il gioco delle voci resta sempre molto vario: a seconda dei brani esse si rincorrono, si accompagnano, si sovrappongono, si alternano, si accarezzano. E mettono in fila «I Want It All», «I Want To Break Free», «Another One Bites the Dust», «Under Pressure», che già di per sé configurerebbero una marcia trionfale. Tutti in piedi. Ma ciò che segue è perfino meglio: «The Show Must Go On», «Crazy Little Thing Called Love», «Bohemian Rhapsody» e poi, tutti in piedi a ballare, «Radio Ga Ga», «Fiends Will Be Friends», «We Will Rock You», «We Are the Champions» (proprio quando la Leonessa alza la Coppa Italia di basket), «Somebody To Love». Ovazioni a profusione.
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato











