Cultura

Quando la funivia per la Maddalena fu regalo ai bresciani

Esce il sesto numero della rivista «Biesse»: dal 9 settembre in edicola in abbinamento con il nostro Giornale
Su «Biesse» la funivia di Brescia inaugurata nel 1955
Su «Biesse» la funivia di Brescia inaugurata nel 1955
AA

Nei giorni in cui si sta tornando a parlare di ascensore per salire sul Colle Cidneo e ammirare il panorama dal Castello, una pubblicazione giunge ai bresciani per ricordare loro di un’altra fascinosa ascensione: quella in Maddalena. L’apertura del sesto numero di «Biesse», rivista bimestrale che racconta il territorio a partire da immagini d’epoca e articoli d’approfondimento, curata da Marcello Zane con contributi di Zane, Gabriele Chiesa, Silvia Boffelli, Enrico Mirani e Mauro Negri, è infatti affidata alle fotografie della funivia, che dal viale della Bornata portava sulla cima del Monte Maddalena.

Era il 1955 e le immagini parlano di avanguardia, costume, fascino della modernità. Il «Colossale giocattolo, regalo di Ferragosto ai bresciani» (così titolava il «Giornale di Brescia» all’indomani della prima corsa, come lo troviamo riprodotto tra le pagine di «Biesse») fu inaugurato dal nastro tagliato dal sindaco dell’epoca, Bruno Boni: lo scatto riportato è nostalgico e allegro, così come tutti gli altri ritratti del paesaggio che si modernizzò a suon di tralicci e funi, ristoranti e stazioni.

«Biesse» compie con questo sesto numero un anno (i lettori troveranno la rivista in edicola da  giovedì 9 settembre, a 8 euro con il «Giornale di Brescia», più il prezzo del quotidiano): la pubblicazione a cura della Fondazione Negri, che attinge dall’Archivio Negri e dalla collezione Chiesa-Gosio, continua a raccogliere il più prezioso materiale fotografico che narra per immagini la storia della città e della provincia.

Questa volta il bianco e nero non ricorderà solo la funivia per la Maddalena, ma anche la storia delle Torbiere del Lago d’Iseo, la Villa Feltrinelli di Gargnano, i cantieri di Peschiera del Garda…

Si parla di orti aziendali nei cortili delle imprese dal sapore propagandistico (per quanto ecologista), dei lavori per portare l’acqua di Cogozzo alla città, del forno fusorio di Tavernole, di rifugi antiaerei della ditta Breda dedicati alle maestranze, di quando i Vigili del Fuoco erano ancora i "Pompieri"… E, di nuovo, del Colle Cidneo: se nel 2021 il sogno di un ascensore si fa sempre più reale, «Biesse» ricorda di quando le impervie pendici che accolgono il Castello di Brescia erano luogo designato al collaudo dei carri motorizzati e degli autobus Orlandi negli anni appena successivi all’avvento della motorizzazione.

Non mancano, poi, le chicche per gli amanti della velocità e delle automobili (con un excursus curiosissimo sulle prime competizioni e i primi Gran Premi che attraversarono città e provincia), così come quelle per gli appassionati di enogastronomia con la storia dei vini delle gardesane Cantine Frassine. E, per finire, per i lumezzanesi: le posate che oggi si trovano nei ristoranti e nelle cucine di tutto il mondo furono protagoniste dell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, quando ancora l’acciaio inox non era il fiore all’occhiello della filiera valtrumplina. Una storia ben raccontata a parole, immagini e cognomi, cognomi riconoscibili e ancor oggi ricorrenti in tutte le fiere espositive e sul retro di quelle forchette che spesso ci si trova a capovolgere ogni qualvolta si esce dai confini, per sbirciare e scovare un nome familiare che, quando compare, fa battere l’orgoglioso cuore bresciano.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia