Nicola Lucchi: «Il fantasma Daniel parla di emarginazione e della mia Valcamonica»

«Mi chiamo Daniel e sono un fantasma. Non sono uno di quei fantasmi che se ne vanno in giro coperti da lenzuola bianche, o che di notte infestano castelli in rovina»: comincia così «Daniel Ghost e le anime erranti» (Gribaudo 2022), uno dei quattro romanzi che partecipano al progetto «Libri per sognare» realizzato da Confcommercio Brescia, con il contributo di Conad Centro Nord e Bcc Brescia e il patrocinio di Provincia e Comune di Brescia e Camera di Commercio. Questa prima edizione bresciana ha raccolto 15 istituti scolastici, 25 classi (quinte elementari e prime medie) e oltre 500 studenti da tutta la provincia di Brescia. Fondamentale per la realizzazione il supporto delle librerie e dei librai associati: «Ci siamo messi in gioco a partire dalla scelta dei libri in concorso e del coinvolgimento degli autori. L’obiettivo è avvicinare i ragazzi alla lettura ma anche al mondo delle librerie e dell’acquisto dei libri», sottolinea il presidente del Gruppo Cartolibrai di Confcommercio Brescia, Diego Liserani.

L’autore, Nicola Lucchi, ha 44 anni e si muove per lavoro tra la sua Valcamonica e Los Angeles.
Nicola, presentati come fai con i bambini e ai ragazzi quando vai nelle scuole...
«Sono uno sceneggiatore e un autore. Scrivo storie per lavoro e passione».
A questa descrizione le classi come reagiscono?
«Sono affascinati dalla possibilità di scoprire chi si cela dietro a ciò che leggono o vedono. È magico».
Qual è il tuo percorso?
«Ho cominciato a scrivere in terza media e non ho mai smesso. Alle superiori, poi, ho cominciato con il cinema e 5-6 anni fa è diventato un lavoro. Ho letto e scritto tanto. Nessuno mi ha mai detto che avrei potuto fare lo scrittore. Devo tutto ai libri e alla passione per le storie».
Davvero nessuno ti ha mai detto che avevi talento?
«Chi pensava e sperava potessi diventare uno scrittore è stata mia madre. E poi un insegnante (non mio) che mi ha spinto a scrivere consigliandomi anche delle letture. La maggior parte delle persone, però, mi diceva che era bellissimo quello che avrei voluto fare, ma che avrei dovuto trovarmi un lavoro vero. Quello che spesso ci si dimentica è che ci sono tanti modi di scrivere, io lavoro tanto per la tv e sui documentari».
Ai ragazzi che hanno la tua stessa passione cosa diresti?
«Che se è quello che sentono di dover fare di provarci. Aggiungo, però, che bisogna leggere molto, avere spirito critico e formarsi».
«Daniel Ghost e le anime erranti» come è nato?
«La storia è nata sulle Montagne Rocciose statunitensi. Poi, tornato nella mia Valcamonica, che non ricordavo così bella, ho scelto di riscriverla e di ambientarla nella mia terra natale. È stata una scelta coraggiosa ed ambiziosa perché le storie di fantasia raramente non sono ambientate in Italia e mai in periferia. Non avrei mai pensato di ambientare una storia nella terra che mi ha visto crescere anche per il timore che abbiamo noi scrittori di essere incasellati come autori locali, ma è stato importante: è stata la prima volta in cui ho scritto della mia terra e ne sono felice».
I riscontri?
«Positivi. Alcuni hanno apprezzato leggere della Valcamonica in un libro a tiratura nazionale o vedere le incisioni rupestri in copertina in vetrina, ad esempio, a Napoli. E poi ha avuto anche diversi riconoscimenti ed è stato tra i 12 finalisti del Premio Strega ragazzi».
Questo è solo il primo di una serie...
«Ci sono anche “Daniel Ghost e il segreto delle miniere” e “Daniel Ghost e la guerra dei varchi”. Dopo il fantasma ho inserito anche un vampiro e un lupo mannaro, i mostri, infatti, raccontano qualcosa di noi. Quando vado nelle scuole dedico molto tempo a questo tema, il mostro è legato al racconto della nostra società da sempre. Spiega l’inspiegabile, mette in guardia, esorcizza. È questo il bello della letteratura fantastica e cioè che agisce nel profondo».
E i tuoi mostri?
«Se devo cercare un senso profondo in Daniel potrei dire che nel primo è l’emarginazione, infatti il fantasma è voce di chi non ha voce. E il mondo, anche della scuola, è pieno di emarginati. Poi ci sono il bullismo, la trasformazione dell’identità e la ricerca. I miei protagonisti sono gli outsider».
La letteratura fantastica solitamente viene vista come di serie B...
«Sì, anche quella per ragazzi e i fumetti, ma io vedo prodotti bellissimi. Sono cresciuto leggendo libri dell’orrore, oggi ne leggo uno solo all’anno, ma ne riconosco il valore. Leggere da adulti fantasy o fumetti non vuol dire essere adulti poco cresciuti, ma vedere il mondo con occhi diversi. Con la fantasia».
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