Musica

Trent’anni senza Michelangeli: omaggio tra musica e memoria

Marco Bizzarini
Dodici ore di interventi per riflettere sull’arte e la personalità del grande pianista bresciano. Orizio: «La sua precisione tecnica ha impresso una svolta determinante nella storia del concertismo»
Cinquantasette anni fa: il maestro col sindaco Boni al Grande il 15 giugno ’68 - © www.giornaledibrescia.it
Cinquantasette anni fa: il maestro col sindaco Boni al Grande il 15 giugno ’68 - © www.giornaledibrescia.it
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Profondo, unico, incomparabile come musicista. Carismatico ma apparentemente difficile e chiuso come uomo. Esigente ma assai generoso con gli allievi. Tenero e affettuoso coi bambini, sempre in armonia con la natura, la montagna, gli animali. Sono questi alcuni degli aspetti emersi nei giorni scorsi dagli incontri commemorativi di Bergamo e Brescia, nell’ambito del Festival pianistico, intitolati «Riascoltare Arturo Benedetti Michelangeli» e «Il grande pianista visto da vicino».

Dodici ore di interventi e testimonianze per riflettere sull’arte del Maestro e sulla sua personalità a trent’anni dalla scomparsa.

A Bergamo

All’Università di Bergamo un convegno coordinato da Virgilio Bernardoni ha esplorato le varie sfaccettature dell’interpretazione. Alberto Bosco ha approfondito l’approccio di Michelangeli alle Sonate di Scarlatti, sottolineando come la sua lettura, pur con influenze da Rachmaninov, fosse permeata da una personale e inconfondibile impronta. Elisabetta Fava ha invece proposto l’analisi di due capolavori beethoveniani: la Sonata op. 2 n. 3 e la maestosa op. 111. Cesare Fertonani si è soffermato sulla Sonata di Schubert D 537, unica incursione del Maestro nel repertorio del compositore viennese, e ha difeso le sue scelte interpretative, ingiustamente prese di mira da zelanti critici musicali tedeschi. Un tocco di trasversalità fra i generi è stato aggiunto da Enrico Pieranunzi che ha ricordato come le sonorità uniche di Michelangeli siano tuttora ammirate da giganti del jazz.

Il leggendario pianista Arturo Benedetti Michelangeli - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il leggendario pianista Arturo Benedetti Michelangeli - Foto © www.giornaledibrescia.it

A Brescia

Al Salone Da Cemmo del Conservatorio di Brescia si è dipinto un ritratto più intimo. Giacomo Fornari ha coordinato una lunga serie di testimonianze volte a svelare alcuni aspetti della dimensione privata. Il primo dei due pomeriggi è stato inaugurato dalla brillante esecuzione del pianista Josef Mossali che ha proposto le monumentali «Douze varietudes» del compositore bresciano Sandro Perotti. Composte vent’anni fa in memoria di Michelangeli, queste variazioni rappresentano una summa di difficoltà tecniche con meditazioni musicali su atmosfere notturne e luminose, ora quiete, ora agitate. Altre esecuzioni dal vivo sono state affidate alle pianiste Emma Guercio (a Bergamo), Chiara Contrini e Valérie Wellington a Brescia.

Testimonianze

In collegamento da Amburgo, Cord Garben, storico produttore discografico di Michelangeli alla Deutsche Grammophon, ha evidenziato l’approccio originale del Maestro nella Quarta Ballata di Brahms e nel Concerto K 503 di Mozart. Toccante il racconto di Fausto Montini che ha svelato il segreto per conquistare la fiducia di Michelangeli: una carezza al suo gatto Pinocchio nel giardino della casa di Pura in Svizzera. Questo gesto così semplice agevolò la complicata organizzazione del concerto tenuto a Brescia nel giugno 1980, unica deroga del Maestro alla decisione di non esibirsi più in Italia dopo le note avversità giudiziarie del 1968.

Le testimonianze si sono poi estese al Trentino-Alto Adige, con i ricordi di Franca Penasa, ex sindaco di Rabbi, che conobbe il Maestro sin dall’infanzia, e con i contributi dell’artista Giorgio Conta, della giurista Sonya Beretta, del fotografo Luca Pedrotti, del critico musicale Angelo Foletto, dell’imprenditrice Giovanna Mazzocchi. Alberto Fassone ha infine esplorato il tema complesso della fenomenologia musicale secondo il direttore Sergiu Celibidache, individuando illuminanti affinità elettive con la poetica del sommo pianista bresciano.

Michelangeli ricevuto da Paolo VI. Sullo sfondo, Agostino Orizio - © www.giornaledibrescia.it
Michelangeli ricevuto da Paolo VI. Sullo sfondo, Agostino Orizio - © www.giornaledibrescia.it

Rivoluzionario

In conclusione, Pier Carlo Orizio, direttore artistico del Festival, ha sottolineato come la precisione tecnica di Michelangeli abbia impresso una svolta determinante nella storia del concertismo, una fase tuttora in corso, anche se probabilmente oggi è venuta meno la sensibilità necessaria per cogliere alcuni dei suoi insegnamenti più profondi. Questo rende ancora più urgente l’impegno a preservare la memoria del Maestro e a valorizzare, anche tra le nuove generazioni, il suo fondamentale lascito artistico.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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