Cinquant’anni dell’Orchestra Città di Brescia raccontati in una mostra

Una storia musicale lunga mezzo secolo. È quella che si potrà riscoprire da domani, venerdì 6 settembre, negli spazi di palazzo Calini ai Fiumi in via delle Battaglie 58 (che ne fu sede storica), grazie alla mostra documentaria «Cinquant’anni di musica e cultura» dedicata all’Orchestra di mandolini e chitarre «Città di Brescia».
L’esposizione – che sarà inaugurata alle 17.15 da un concerto affidato al mandolino di Ugo Orlandi e alla chitarra di Luisella Conter, con un programma tutto bresciano che da Giacomo Merchi e Bartolomeo Bortolazzi giunge fino a Claudio Mandonico – sarà visitabile nella sala Aurora della Facoltà di Giurisprudenza, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.
Lo stesso Ugo Orlandi, direttore artistico del complesso, in occasione della conferenza stampa di presentazione in Loggia, presente il presidente del Consiglio comunale Roberto Rossini, ha ricordato alcune tappe fondamentali della nascita dell’orchestra: «Dobbiamo tutto ad una figura straordinaria di uomo e di musicista, che seppe fondere competenza professionale, sensibilità culturale e attenzione alla dimensione sociale: Giovanni Ligasacchi. Fu lui ad avere l’intuizione di fondare, con Rosa Messora, il Centro Giovanile Bresciano di Educazione Musicale “Gioietta Paoli Padova”, nella convinzione che la pratica musicale d’insieme costituisse un tassello fondamentale per la crescita dei giovani. Da lì tutto ebbe inizio».
La tradizione

La tradizione mandolinistica aveva, a Brescia e in tutto il nord Italia (e non solo nel sud, come talvolta si crede), radici profonde. Senza risalire al passato remoto, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del ventesimo secolo fioriscono in città e provincia numerose orchestre a plettro, la più celebre delle quali è la Società mandolinistica bresciana «Costantino Quaranta». In questo periodo le orchestre sono in stretta simbiosi con le bande, con le quali condividono direttori, repertorio e, seppure in forma più sfumata, connotazione politica: ci sono complessi rossi di ispirazione socialista e comunista, verdi di simpatie liberali e repubblicane e bianche legate al mondo cattolico.
«Dopo le guerre, orchestre e circoli entrarono in crisi, per mancanza di ricambio generazionale e per insufficienze nella guida tecnica. Ligasacchi, che aveva diretto la “Costantino Quaranta”, comprese che la rinascita non poteva che partire dai giovani. Il primo gruppo esordì nel 1968 al concorso “Città di Brescia” e proprio con questo nome, nel 1974, si costituì come orchestra» ha spiegato Orlandi.
La riscoperta
Ligasacchi, anche grazie alla collaborazione di amici compositori, contribuì ad innovare il repertorio per orchestra a plettro, illuminandoli dei colori della musica moderna mentre affinava le qualità tecniche dei complessi a lui affidati. Alla rinascita del mandolino contribuì anche l’istituzione della prima cattedra riservata allo strumento in un Conservatorio italiano, a Padova. Il primo titolare, Giuseppe Anedda, formò molti musicisti bresciani, tra i quali il suo successore, proprio Ugo Orlandi.

Orlandi, con Claudio Mandonico, condurrà l’orchestra «Città di Brescia» in un percorso di crescita artistica che, nel 1995, porterà alla fusione con la leggendaria «Costantino Quaranta», dando vita ad un complesso protagonisti di concerti in Italia e in Europa, con una scia di successi proseguita sino ad oggi.
«La nostra è una storia di musica ma anche e soprattutto di amicizia» ha concluso la presidente dell’orchestra Fiorella Corsini «Solo alcuni degli allievi del Maestro Ligasacchi sono diventati strumentisti, ma tutti abbiamo appreso da lui l’importanza di collaborare per obiettivi condivisi, costruendo un sentiero comune». Sentiero che i visitatori della mostra potranno percorrere fino al 27 settembre quando, alle 17.30, un concerto conclusivo renderà omaggio all’Orchestra con l’esecuzione di alcuni brani che ne hanno segnato l’evoluzione artistica, tra tradizione e innovazione.
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