Musica bresciana per indagare il mistero dei sogni

Quali correlazioni esistono fra musica e sogni? In quale maniera il suono interferisce con l’attività onirica? Come dialogano subconscio e fenomeni acustici? Il musicista anglo-francese Gareth Whittock, in collaborazione con Charles Fernyhough, divulgatore scientifico e docente di Psicologia alla Durham University (GB) ha avviato il progetto «Hypno Campus» nel quale partecipanti di tutto il mondo ascoltano via web precisi brani musicali mentre sono addormentati e, al risveglio, condividono e confrontano anonimamente i loro sogni per scoprire eventuali comunanze inconsce di sentimenti, visioni, rappresentazioni mentali.
«Per lungo tempo mi sono addormentato ascoltando la Seconda Sinfonia di Mahler – spiega Whittock – e quando mi risvegliavo avevo in mente sempre lo stesso sogno. Un giorno ho scoperto che l’identico lavoro sinfonico originava sogni analoghi in altri “ascoltatori dormienti” sparsi nei vari continenti, così ho deciso di approfondire l’indagine».

L’esperimento, che inizierà domani e si protrarrà per alcuni mesi, utilizza cinque brani di 90 minuti l’uno, scritti da compositori europei e americani: l’inglese Peter Chilvers (stretto collaboratore di Brian Eno fin dai tardi anni ‘90), lo statunitense Robert Rich (fra i maggiori compositori ambient al mondo), il tedesco Martin Stürtzer, lo stesso Whittock e il desenzanese Luca Formentini, titolare dell’azienda Podere Selva Capuzza e visionario musicista con all’attivo rilevanti collaborazioni internazionali.
Formentini, da dieci anni organizza «Sleep Concert», con quale finalità?
L’obiettivo è arrivare a un’inedita e diversa percezione del suono attivando l’ascolto profondo. Il sonno possiede un grande potenziale creativo, in quanto momento di congiunzione con la nostra sfera istintiva, irrazionale, involontaria. Fin dall’antichità, nelle culture orientali e in zone periferiche del pianeta il dormiveglia è stato una soglia di accesso a stati sospesi di coscienza. È un territorio che anche l’Occidente va esplorando, per raggiungere idealmente uno stato che sfiori l’essenza della spontaneità umana, in connessione con la nostra parte più intima, spesso temuta, talvolta autocensurata, ancora oscura. Le mie creazioni musicali elettroniche si muovono in questa frontiera di passaggio, mendicando un ingresso che non è in nostro potere.
Cosa si aspetta da questa ricerca?
Il potere del suono è singolare e insostituibile, capace di connettersi con le profondità della nostra anima attraverso vibrazioni intangibili, un’onda che non puoi vedere né toccare, ma in grado di condurci alle suggestioni primordiali prima che esse assumano una forma nominabile. Parlo di un fenomeno puramente acustico: nessun elemento narrativo, nessuna verbalizzazione, nessun significato raziocinante. Scendiamo alle radici dell’emozione pura.
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