Marco Tiraboschi: «Siamo il prodotto di incontri, come la mia musica»

Alla riscoperta del rapporto che lega uomo, natura e ambiente tra esperienze multisensoriali, musica e poesia. Oggi, domenica, alle 16, l’istituto agrario «Pastori» di viale Bornata ospiterà l’incontro «Biodiversità a cinque sensi», evento speciale del Festival LeXGiornate, in programma tra città e provincia fino a sabato 27 settembre.
Al centro dell’appuntamento organizzato in collaborazione con l’Istituto Agrario e Fondazione UNA, ci sarà il concerto «Trame Sonore» che vedrà impegnati Marco Tiraboschi e Alessandro Asso Stefana, affiancati per l’occasione dall’attore Valerio Busseni.
«Presenteremo un nuovo progetto per due chitarre, Stefana con slide e acustica e io all’elettrica - ha anticipato Tiraboschi -. Sarà qualcosa di molto particolare, simile all’esperienza di metà agosto a Sonico, dove abbiamo improvvisato lasciandoci ispirare dai quadri del pittore Giulio Mottinelli». Già l’anno scorso il chitarrista bresciano avrebbe dovuto essere ospite de LeXGiornate con il suo «In a new world», ma il concerto era stato annullato per maltempo. L’album distribuito da Da Vinci Publishing, registrato e mixato da Stefana, prosegue un’esplorazione verso le culture musicali da tutto il mondo da sempre fondamentale nella musica di Tiraboschi, oggi docente di chitarra nel dipartimento di Musiche Tradizionali e Jazz al Conservatorio dell’Aquila.
«Tra i prossimi eventi, il 20 novembre tornerò per la terza volta all’Osmose Festival di Bruxelles. Verrà eseguita la mia composizione per flauto, violino, e pianoforte ‘Come una discendenza’, dove in un contesto colto contemporaneo utilizzo elementi derivati dalle musiche tradizionali». Il concerto di oggi a Brescia è già sold out, ma per informazioni anche sulla programmazione complessiva del festival LeXGiornate si può visitare il sito fondazionesoldano.com.
Tiraboschi, uomo, natura, futuro sono i temi de LeXGiornate. In qualche modo incontrano quelli del suo ultimo album «In a new world»?
Le storie legate al disco sono tante, coprono un ampio arco temporale. Il nucleo nasce nel lockdown, momento tragico ma anche occasione di riflessione: «Un respiro» è stata composta partendo dal ritmo dei respiratori Covid. Nel disco c’è la speranza in un’umanità che sa ricominciare migliorata. Questi brani vengono definiti jazz ma sono contaminati, difficilmente inquadrabili, più rivolti alla world music. La società è sempre più fluida e mista e l’arte deve andare in quella direzione; penso di averlo comunicato bene soprattutto in pezzi come «La nuit parisienne».
Nella sua musica culture apparentemente lontane si mescolano in un discorso naturale, portato avanti con grande rispetto…
Penso sia la base della buona musica. Molti cercando di emulare artisti o stili, si può restare intrappolati. Bisogna interiorizzare: ho vissuto e studiato in Grecia, mi sono avvicinato a vari stili cominciando con spontaneità a unire elementi dal jazz, dalla musica mediterranea e balcanica, da forme legate alla classica o alla contemporanea. È una cosa naturale, siamo tutti il prodotto di una grande mescolanza di culture, un processo che fa parte da sempre della storia dell’umanità e della musica.
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