Finardi mercoledì a Gussago: «Interpreto i classici a modo mio»

Giacomo Baroni
Dopodomani alle 21.30 il cantautore farà da apripista al festival Jazz on the road: appuntamento a Palazzo Caprioli
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Finardi inaugura jazz on the road
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«Da cinquantadue anni Eugenio Finardi, condannato a cantare Finardi; fine pena: mai. "Euphonia Suite" è una delle mie ricerche di libertà». Mercoledì sera inizierà la ventunesima edizione del festival Jazz On The Road, che proseguirà fino a sabato 20 luglio.

Sei gli spettacoli in cartellone, protagonisti in ordine sparso il quartetto Potter, Mehldau, Patitucci, Blake al Teatro Sociale, il progetto The Loom di Giacomo Papetti in piazza del Mercato, Shai Maestro e Maria Pia De Vito a Santa Giulia, Chiara Civello a Padenghe sul Garda.

L’appuntamento

Ad aprire la pista al corteo di stelle del jazz sarà Eugenio Finardi, in concerto dopodomani (mercoledì 17 luglio) alle 21.30 a Gussago con la sua «Euphonia Suite». Cantautore della «Musica ribelle» per eccellenza, in una lunga carriera si è rivoltato anche alle costrizioni artistiche, dedicandosi a un’esplorazione curiosa e continua. In questa suite, concepita come un lungo flusso musicale, Finardi rileggerà in chiave jazzistica alcune delle sue canzoni più celebri ma anche qualche brano di cantautori a lui vicini: «Ciò che unisce i pezzi è la ricerca di una musica totale, l’idea di usare le mie canzoni come canovaccio armonico per degli sviluppi nell’improvvisazione e nella composizione estemporanea», ha spiegato al nostro quotidiano.

«Lo scopo è anche psicologico, mentale, spirituale; la musica come veicolo di trascendenza, per ascendere, andare oltre la propria cognizione. L’intuizione è arrivata durante il Covid, in quel grande silenzio dove nessuna musica sembrava bastare, quindi ha anche un’intenzione curativa, come un massaggio dell’anima». Il progetto nasce dalla decennale collaborazione con Raffaele Casarano (sassofono) e Mirko Signorile (pianoforte), che accompagneranno Finardi in trio: «Nello spettacolo ci saranno anche rock, swing, blues, milonga, classica. Dal vivo è una delle esperienze più belle della mia carriera, perché è sempre nuova».

Dove e quando

Il concerto si terrà a Palazzo Caprioli, in via Sale 109; il prezzo dei biglietti è di 25 euro, acquistabili online su Liveticket. In caso di pioggia lo spettacolo sarà ospitato nel palazzetto dello sport di Gussago, in via Bevilacqua 42 (biglietti e informazioni su tutti gli appuntamenti del festival su www.jazzontheroad.net).

Una suite è contraria al gusto oggi imperante, che preferisce il mordi e fuggi, i singoli o pochi secondi di melodia... «A volte mi chiedono se la mia musica è ancora ribelle; fare una canzone di un’ora e un quarto quando tutte le altre durano un minuto e mezzo, lo è. Quando il peso va troppo da una parte si sente il bisogno di qualcosa di opposto».

Alle origini

Con l’improvvisazione jazzistica cambia anche il suo approccio alla musica? «No, perché nasco in quest’ambito. L’improvvisazione non ha origine dal jazz, c’era già nella musica barocca. Il figlio di Bach, Carl Philipp Emanuel era un grandissimo improvvisatore, come anche Mozart. Nella vocalità sono figlio di una cantante lirica, un’insegnante, utilizzo tecniche barocche, jazz, blues, di musica popolare. Per me è stata un’enorme liberazione perché posso usare tante voci diverse».

Questi brani sono dei classici, si sono sedimentati e fissati nella memoria, sua e del pubblico. Che effetto fa rimetterci mano? «La scaletta di Euphonia è nata quasi da sé, cercando una particolare atmosfera. Poi è finito il Covid, è arrivata la guerra e ora sembra creata guardando il telegiornale di ieri sera. Ci sono canzoni di incredibile attualità, coerenti e pregnanti per l’oggi, è quasi inquietante. Però è questo il senso della rilettura. La gente vuole cose inedite, ma in realtà alla fine chiede sempre i classici. Allora lasciatemeli fare a modo mio».

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